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EX ILVA, IL GOVERNO ALLUNGA LA CIGS

SICUREZZA PER I LAVORATORI FINO AL 31 DICEMBRE

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Il soccorso del governo sull’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, arrivato ieri sera dal Cdm, supera la stretta scadenza del 19 giugno sulla cassa integrazione straordinaria per 2.500 dipendenti nello stabilimento di Taranto. Come ha dichiarato il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, con l’approvazione della norma sulle crisi aziendali, “con riferimento alle aziende di più di 1.000 dipendenti, aziende di interesse strategico e interessate da complesse riorganizzazioni, che non sono riuscite a dare completa attuazione alle procedure che garantiscono la cassa integrazione straordinaria, consentiamo di poter ricorrere alla cassa integrazione in deroga fino al 31/12/2023. Una di queste è l’Ilva di Taranto”. “Così – rileva il ministro Zangrillo – possiamo gestire la situazione senza creare problemi occupazionali”. “Bene l’intervento in extremis del Governo che salvaguardia i lavoratori che altrimenti, da lunedì, si sarebbero trovati senza la copertura della cassa integrazione – dichiara ad AGI Valerio D’Alò, segretario nazionale della Fim Cisl -. Ma il punto nodale della questione non é cambiare la causale della cassa integrazione, chiamarla in un modo o in un altro, averla per intervento regionale o nazionale. Il punto è che continua a mancare un accordo tra Acciaierie d’Italia e i sindacati”.

“E manca – aggiunge D’Alò – perchè la gestione di quest’azienda,  gli interlocutori di vertice, non sono più credibili per noi. Ecco perchè sulla cassa in deroga non abbiamo fatto alcuna intesa con Acciaierie d’Italia al ministero del Lavoro sia nell’incontro del 13 che in quello di ieri”. “A questo punto – osserva D’Aló – aspettiamo che il Mimit col ministro Adolfo Urso ci convochi per il 19 e ci presenti un piano, un percorso, su come svoltare nella gestione dell’ex Ilva, in modo da giungere ad un vero rilancio, partendo dalla salita dello Stato in maggioranza”. Attualmente sono 3.000 i dipendenti di AdI in cassa straordinaria. È stata rinnovata per un anno, a marzo scorso al ministero del Lavoro, da Fim Cisl, Fiom Cgil e Ugl. Contrari, invece, Uilm e Ugl. Dei 3.000 complessivi, 2.500 sono a Taranto, per i quali peró la scadenza di cassa, per esaurimento del plafond a disposizione dello stabilimento, è il 19 giugno. Di qui la richiesta dell’azienda della cassa in deroga per avere continuità. Ma sulla cig in deroga nessun accordo è stato possibile al ministero del Lavoro nonostante due incontri. Tutti i sindacati hanno detto no, anche quello che a marzo avevano firmato la cig straordinaria. Regione Puglia, con la task force Lavoro, ha proposto l’utilizzo della norma, inserita nella legge di Bilancio e di modifica al decreto sul Jobs Act   del 2015, che consente, con 150 milioni di euro, “un ulteriore trattamento straordinario di integrazione salariale di durata massima pari a 52 settimane per fronteggiare nel biennio 2022-2023 processi di riorganizzazione e situazioni di particolare difficoltà economica”. E a  questa via d’uscita, si é rifatta Acciaierie d’Italia lanciando una nuova richiesta di cassa integrazione, sempre per lo stesso numero di addetti, 2.500, e sino a fine anno. Ieri sera, poi, l’intervento del Governo col decreto. Ma la questione dell’ex Ilva è ancora lontana dall’essere risolta.

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