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AIGI: “SERVE UN TAVOLO DI CRISI PER TARANTO”

L'incontro dei rappresentanti dell'associazione con il Prefetto Demetrio Martino

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L’AIGI ha incontrato il Prefetto di Taranto Demetrio Martino. Al termine dell’incontro l’associazione degli imprenditori ha inviato alla nostra redazione un documento che pubblichiamo integralmente:

Taranto rischia di sprofondare nell’ennesima e gavissima crisi occupazionale e produttiva. Con la congiuntura che vive il più grande stabilimento siderurgico d’Europa le vertenze aperte continuano a moltiplicarsi e abbracciano settori industriali e vitali del tessuto economico.

Acciaierie d’Italia, Arsenale della Marina Militare, Porto, Leonardo e tutte le altre grandi committenze rappresentano gli asset strategici sui quali si regge l’impianto economico del capoluogo ionico.

Il settore siderurgico ha fortemente caratterizzato e continua a caratterizzare il tessuto produttivo dell’area tarantina. L’ex ILVA rappresenta la risorsa più importante del territorio ma anche la “Madre di tutte le Problematiche” inerenti l’economia della provincia e non solo; da essa dipendono gran parte dei traffici portuali, e l’economia del commercio cittadino etc.

Il territorio e il tessuto imprenditoriale attendono una svolta che tarda ad arrivare mentre si assiste a numerosi start & stop su progetti che vengono sbandierati come risolutivi e ritirati dopo pochi mesi.

Le imprese chiedono chiarezza, obiettivi chiari, definiti, precisi per orientare gli investimenti. Certezza sulla ripresa della produzione.

Tornare a produrre in maniera ecosostenibile. Produzione compatibile con l’ambiente che è già autorizzata a sei milioni di tonnellate l’anno. Per non dover più assistere alla emanazione di ordinanze sindacali finalizzate a tutelare la salute e l’ambiente. Non siamo stati noi a definire lo stabilimento STRATEGICO per l’economia del territorio e della intera nazione.

Richieste di immediato futuro assolutamente legittime e vitali per le imprese e i loro collaboratori. Chiediamo certezze che comprendono anche il PORTO di Taranto che da sempre rappresenta la più grande delle aspettative economiche del territorio. Ma se per la maggior parte dei porti italiani il 2022 è stato l’anno del completo recupero dei volumi di traffico delle merci perduti a causa della pandemia di Covid-19 che ha avuto un forte impatto sull’attività nel 2020, per il porto di Taranto il 2022 è stato invece un anno di ulteriore declino dell’attività. Un declino sul quale ha pesato negativamente il calo del traffico commerciale di Acciaierie d’Italia.

Le incertezze continuano a gravitare anche attorno l’ARSENALE della Marina Militare, nonostante le recenti rassicurazioni del Ministro della Difesa che ha scongiurato il rischio di privatizzazione dell’opificio tarantino. La realtà è che oggi Fincantieri e Orizzonti Sistemi Navali domina con le sue aziende partner il territorio ionico dimostrandosi molto restia ad impegnare le aziende dell’indotto Navalmeccanico di Taranto che in quanto a professionalità non è secondo a nessuno.

Occorre dunque mettere in campo una strategia che intervenga rapidamente e in maniera efficace sulle singole vertenze, in una logica di emergenza territoriale che deve vedere in prima linea il Governo nazionale.

In questa nuova stagione di crisi attraversata dalla transizione industriale i Giochi del Mediterraneo 2026 rappresentano l’opportunità di diversificazione economica che la città e il tessuto imprenditoriale attendevano da tempo. Assistiamo però ad un botta e risposta sterile che tarda a far decollare i progetti. Non giova sicuramente al territorio e rischia di polverizzare questa grande occasione di rafforzamento del tessuto produttivo locale. Ecco perché serve un grande sforzo congiunto da parte del Governo nazionale, Regione ed Enti Locali.

Ed è per questo che chiediamo l’istituzione di un tavolo di crisi per Taranto alle forze sociali ed economiche, le associazioni di categoria, i sindacati, i cui iscritti rappresentano la linfa vitale delle nostre aziende, ai parlamentari ionici, agli enti locali e a tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti del territorio”.

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