Clima marino e benefici sulla salute

I criteri logistici, architettonici e scientifici per la realizzazione di un Centro di Climatoterapia marina

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Al Centro termale di Climatoterapia marina bene si abbina il detto degli specialisti in materia francesi (maestri in questo campo) e poi ripreso dai colleghi toscani e veneti: il luogo come risorsa, una risorsa per il luogo. Il Centro termale, infatti, sfrutta le risorse del luogo ma diventa una risorsa per il luogo ove viene realizzato: un risvolto di cura e di economia davvero interessante per la nuova categoria di “turisti della salute”. Nel caso in cui il Centro termale non si trovi in località marine, esso sfrutta le risorse minerarie provenienti dalle profondità della terra come le acque minerali naturali ad uso bibita, le acque termali (cioè calde) per i vari trattamenti crenoterapici esterni (inalazioni, aerosolterapia, balneoterapia in vasca o in piscina, percorso vascolare caldo/freddo, idromassaggio ecc.) o anche i costituenti terrosi utili per confezionare i fanghi ; se il Centro si trova invece “face à la mer” (di fronte al mare) esso “sfrutterà” l’acqua marina, il sole e la sabbia (le famose tre ESSE degli autori anglosassoni: Sea = mare, Sun = sole e Sand = sabbia).

Un Centro con questa tipologia però ha almeno altri due vantaggi: non ha bisogno di perforazioni e concessioni minerarie per le sorgenti, avendo il mare a disposizione, ed ha dalla sua una risorsa molto importante e particolare che diventa un vero valore aggiunto: il clima marino. Esso è parte integrante delle cure talassoterapiche in quanto rientra nel complesso delle cure elio marine come inscindibile complemento di queste: una cura “di mare” prevede infatti l’inalazione naturale di un’aria che potremmo dire “medicata” e comunque “per legge” ogni trattamento deve avvenire con la supervisione di medici specializzati nel campo, come avviene negli stabilimenti termali. È lo Specialista che deve indirizzare il curando ai trattamenti più idonei alla sua patologia. In un Centro di cure eliomarine si attua un vero approccio globale alla salute ove ai trattamenti medici specifici si aggiunge, ove consigliabile, l’attività fisica in ambiente naturale privo, ad esempio, di allergeni da inquinamento, pollini e polveri sottili (sea clean air) contro i quali l’aerosol marino effettua un’azione “scavenger” di rimozione e nel contempo depura l’apparato respiratorio con innegabili vantaggi sul suo recupero funzionale.

I criteri logistici, architettonici e scientifici per la realizzazione di un Centro di Climatoterapia marina di NICOLA ETTORE MONTEMURRO Specialista in Nefrologia e Medicina Termale Lo Jonio • 13 Si tenga presente che le affezioni respiratorie sono al primo posto della graduatoria di frequenza di tutte le malattie, costituendone da sole il 41,6 % sul totale. Dalla superficie del mare partono verso l’alto delle “microbolle” ricche di sostanze attive (sali, ioni, probiotici ed antibiotici di derivazione dal plancton e fitoplancton), di dimensioni talmente piccole da entrare in contatto con le più profonde strutture polmonari, ove esercitano la loro benefica azione. La polluzione marina deve essere controllata per quanto riguarda la qualità delle acque ove devono essere assenti inquinanti di ogni genere; per questo motivo il controllo dell’acqua marina e soprattutto del plancton da cui originano dette sostanze deve avvenire sin dall’apertura di un Centro talassoterapico e continuato in maniera sistematico durante tutte le stagioni, allo scopo di evitare che si modifichi in un aerosol allergizzante se non addirittura tossico. Fra i criteri della legge francese (oltre 44 Centri talassoterapici!) accenniamo ad alcuni dei vincoli per la realizzazione di Centri di climatoterapia marina quali la caratteristica dell’assenza per un raggio di svariati chilometri (e anche dalla vista) di insediamenti urbani, industrie, linee ferroviarie e strade ad alto scorrimento.

LE BASI DELLA CLIMATOTERAPIA MARINA

Ci sono molti climi marini e molti microclimi in una singola stazione marina. In base alla collocazione dell’area il nostro clima meridionale viene definito “mediterraneo” poiché è tipico delle zone esposte a mezzogiorno e quindi prevalentemente temperato, a bassa ventosità ed elevato tasso di umidità. È un clima a stimolazione “debole” ma continua durante una stagionalità che va da maggio a settembre. Del tutto diverso da quello “fortemente” corroborante, freddo e fortemente ventoso e secco (come ad esempio dei mari del Nord della Francia, Paesi Baltici o Germania) e quindi ideale anche per i soggiorni invernali. A seconda della distanza dal bagnasciuga entro 3 chilometri si chiama microclima marino o pelagico (ove si produce il vero aerosol marino), fino a 10 chilometri é clima costiero, e fino a 40 chilometri è clima marittimo (zona per lo più abitata da pini, macchia mediterranea e piante che al cambiare della brezza verso il mare apportano sostanze benefiche respiratorie come quelle da Eucalipto).

Le caratteristiche principali del clima marino in campo climatoterapico sono tante: fra le più importanti ricordiamo la relativa costanza della temperatura, che dalle nostre parti rimane elevata nell’acqua così come nell’atmosfera; l’umidità elevata e l’intensità del vento (sui nostri litorali è a prevalenza a regime di brezza dal mare o da terra) che è carico di ioni ad alta carica elettrica (sodio, potassio, e soprattutto lo jodio, in particolare il bromo, ad azione sedativa per l’organismo (questo elemento è in realtà presente anche nelle acque salsobromoiodiche termali). Elevata è di solito l’intensità della luminosità da irraggiamento solare (pericolo di cheratite attinica se non ci si protegge con occhiali da sole!), poiché l’atmosfera è pura per la bassa concentrazione di pollini e la scarsità del pulviscolo. La luminosità è anche di tipo riflesso dal mare che fa da specchio e dalla sabbia, ove presente. Anche se non compiutamente studiato si ipotizza che l’insieme di questi fattori abbia una favorevole influenza sul metabolismo in generale ed un coinvolgimento sulla tiroide in senso stimolante. A complemento di quanto detto, si può associare alla terapia climatica qualunque altro trattamento tipico della talassoterapia quali la balneoterapia (non intesa come il bagno a mare ma come bagno in piscina con acqua marina che funge da “acqua madre”).

La stessa viene riscaldata intorno ai 35°, filtrata e sovente arricchita con estratti algali a seconda della malattia da trattare). Infine abbiamo la fangatura con limi marini (Terme di Portoferraio), l’elioterapia, le sabbiature o psammatoterapia (Rimini, Lignano Sabbiadoro, Lido di Jesolo, Grado) ecc. Le indicazioni alle patologie da trattare derivano, in sintesi, dalla considerazione di tutti questi fattori per non incorrere in errori di valutazione e non ottenere quindi il beneficio atteso o addirittura rivelarsi controproducenti. Ribadendo il concetto che la quasi totalità delle cure sfrutta in primis lo stimolo termico che va dai 35° della piscina ai 40° della fangatura parziale fino ai circa 60° delle sabbiature, ne deriva che sia l’indicazione al tipo di trattamento che la costanza di assistenza durante gli stessi possono avvenire solo dietro stretto controllo medico e di personale altamente specializzato preparato ad hoc grazie a corsi specifici di tipo l’operatore termale. Si intuisce quanto la domanda sia talmente superiore all’offerta che strutture del genere non possono che rivelarsi un vero e proprio volàno per le economie locali e quindi rivestire importanza sia per il singolo, beneficiario delle cure, che per la collettività con l’indotto che si verrebbe a creare.

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