L’emergenza occupazione e la difficoltà di reperire manodopera qualificata sono problemi che
non possiamo più ignorare sul nostro territorio. Al di là di convegni e simposi, servono azioni
concrete e tempestive per rispondere a una situazione che sta diventando sempre più critica
per le nostre imprese artigiane. Così Fabio Paolillo, Segretario generale di Confartigianato
Taranto, lancia un grido d’allarme sulla crescente difficoltà di trovare lavoratori specializzati,
una problematica che incide pesantemente sulla produttività e sulla competitività delle imprese
locali.
Secondo i dati forniti dal Centro Studi di Confartigianato, nel 2024 il tasso di difficoltà di
reperimento della manodopera nelle imprese artigiane è salito al 59,2%, con un incremento
di 4 punti percentuali rispetto al 2023. Un dato preoccupante, che testimonia una domanda di
competenze non soddisfatta e la necessità di potenziare le politiche di formazione e
orientamento professionale.
Siamo di fronte ad un evidente paradosso: manca la manodopera qualificata e la carenza non è
mai stata così elevata come da cinque anni a questa parte. Da una rilevazione svolta da
Confartigianato sul territorio, è sorprendentemente emerso che il 48% delle aziende
interpellate (un centinaio) ha manifestato questo il problema. In particolare sono le aziende del
settore impiantistico, dei servizi vari e della meccanica a risentirne in particolare. A nostro
avviso – prosegue Paolillo – la situazione è sorprendente e paradossale: riscontriamo una forte
carenza di manodopera qualificata in un territorio dove fioccano centinaia di licenziamenti,
migliaia di cassaintegrati perenni, dove sentiamo dire che molti giovani cercano (cercano?)
lavoro e non lo trovano. Per le piccole imprese la mancanza di manodopera significa, in termini
semplici, stagnazione del fatturato, per l’economia locale una minore crescita e per tanti giovani
e famiglie un grosso problema. Di certo c’è che la carenza di personale qualificato è un limite
alla crescita. Come si può uscire da questo paradossale problema in una realtà in cui chi cerca
tecnici non li trova e chi cerca un lavoro se ne sta a casa, o non fa in modo di prepararsi in modo
adeguato a trovarlo? Anzitutto, va sottolineato che la mancanza di personale qualificato di
questa portata attesta da una parte la gran voglia della piccola impresa di uscire dalla crisi
preparandosi al meglio e anche, a nostro parere, la maturità di titolari che hanno visto una
crescita negli ultimi anni buoni e che la stessa è venuta anche dal livello di preparazione tecnica
degli addetti ai lavori, capaci di gestire l’innovazione tecnologica. La necessaria introduzione di
nuove figure professionali più adeguate ha fatto la sua parte. Il problema della carenza di
manodopera qualificata deve vedere pienamente coinvolti il sistema scolastico, il mondo della
formazione professionale (quello finanziato dalla Regione Puglia in primis), che devono
programmare ed operare in modo diverso e più efficace, unendo con maggiore riscontro la
formazione pratica da farsi direttamente nei posti di lavoro, e la didattica in aula. Serve tempo,
naturalmente, ma bisogna pur partire, altrimenti il sistema della piccola impresa, tra i pochi
veri polmoni occupazionali del territorio, crolla. Alle famiglie facciamo un invito: non limitate
le scelte dei vostri figli, non continuate ad avere antiquate e non più realistiche idee in merito
ai luoghi di lavoro come officine, botteghe o cantieri come non idonei: sappiate che non sono
più i posti che immaginate da tempo. Negli ultimi anni si sono fatti passi da gigante grazie alla
tecnologia applicata alla produzione, che richiede prestazioni da parte di operatori
tecnicamente qualificati. E quindi mettere mano a questo problema tocca ad una molteplicità
di soggetti: alla politica in primo luogo che deve dirci che intende fare sulla scuola e più in
generale sulla qualificazione professionale ed in particolare, vista la situazione tarantina, sulla
ri-qualificazione professionale; tocca alle famiglie e ai ragazzi capire quali siano gli indirizzi
scolastici che assicurano sbocchi lavorativi; tocca anche alle aziende che devono capire come
l’avere in azienda dei giovani è la miglior polizza per garantirsi un futuro.
Confartigianato Taranto intende continuare a mettere in campo tutte le risorse possibili –
prosegue ancora Paolillo – anche con progetti mirati ma che devono vedere la collaborazione
degli istituti scolastici della provincia, e qui chiediamo un sforzo straordinario ai dirigenti
scolastici. Il nostro obiettivo è avvicinare i giovani al mondo del lavoro e fornire alle imprese
risorse qualificate. Siamo convinti della bontà dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, ma
devono essere fatti con maggiore efficacia e controllo. Così come crediamo nei laboratori pratici
e nelle iniziative di orientamento, nei quali è palesemente necessario prevedere il
coinvolgimento diretto degli artigiani pronti a trasmettere il loro sapere alle nostre nuove
generazioni. Siamo sempre disponibili a consolidare il fragile ponte tra formazione e impresa,
per offrire ai ragazzi opportunità reali e concrete di inserimento lavorativi. E’ sempre più alto
il rischio concreto di estinzione di numerosi mestieri artigianali, un patrimonio di saperi e
tradizioni che non possiamo assolutamente permetterci di perdere. L’artigianato rappresenta
un valore inestimabile anche per il nostro territorio e se non interveniamo subito con misure
adeguate, rischiamo di vedere scomparire competenze uniche e settori produttivi che hanno
fatto la storia della nostra comunità.
Quindi, per contrastare questa emergenza, come per tante altre, e garantire un futuro alle
nostre imprese, abbiamo bisogno di fatti concreti, cosa assai rara dalle nostre parti.
In questo caso abbiamo bisogno che le istituzioni ci supportino con politiche attive per il lavoro
ed un sistema di formazione sempre più in linea con le esigenze del mercato. Confartigianato
Taranto continuerà a investire sulle nuove generazioni e a rafforzare il dialogo con le scuole del
territorio, con l’obiettivo di trasformare la difficoltà di reperimento della manodopera in
un’opportunità di crescita per il tessuto produttivo locale, con la speranza di trovare però i
cancelli aperti.
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