UNIONE PILOTI, VINCENZO BELLOMO ELETTO PRESIDENTE NAZIONALE

Il capitano di Trapani subentra a Giuseppe Orrù. L'assemblea, che si è tenuta alla masseria “Amastuola” di Crispiano, è stata utile anche all'approvazione del Bilancio 2017

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Il Capitano Vincenzo Bellomo, classe 1970, di Trapani, da 14 anni in servizio presso il Corpo dei Piloti di Taranto, è il nuovo presidente nazionale dell’Unione Piloti (U.P.). Suo vicepresidente è stato eletto il romano Marco Ragusa, 39 anni, dal 2012 in forza alla Corporazione dei Piloti dell’Estuario Veneto. L’elezione è avvenuta nel corso dell’undicesima assemblea ordinaria svoltasi lo scorso 5 maggio presso la Masseria “Amastuola” a Crispiano (TA). Durante la riunione è stato anche approvato il Bilancio 2017.  È stata un’assemblea caratterizzata da un dibattito estremamente vivace con diversi interventi che hanno messo a nudo le problematiche vissute dai piloti e dai pratici all’interno dei vari compartimenti marittimi.

In una dichiarazione a caldo, il neo presidente, Vincenzo Bellomo, ha affermato: «Vogliamo impegnarci a difesa di tutti i piloti, compresi i pratici, perché tra essi non c’è alcuna differenza. Vogliamo anche occuparci della dozzina di piloti italiani che lavorano all’estero. Ed ancora, vorremmo che l’U.P. fosse riconosciuta sia dall’IMPA (The International Maritime Pilots’ Association) che dall’EMPA (European Maritime Pilots’ Association)». Infine ha lanciato un segnale distensivo alla Fedepiloti con la quale – ha detto – l’U.P. non è in competizione «perche entrambe le associazioni lavorano per il bene dei piloti».

Gli ha fatto eco il vice presidente Marco Raguso: «Vogliamo far capire a tutti che facciamo gli interessi dei piloti e per questo ci batteremo in tutte le sedi. Vogliamo farci conoscere il più possibile e coinvolgere altri colleghi». E poi un cenno alla licenza di pilotaggio che – sostiene – resta fondamentale. «Assimilarla ad un certificato di formazione significherebbe aprire le porte alla liberalizzazione. E noi a questo ci opponiamo».

Ad aprire i lavori è stato il presidente uscente Capitano Giuseppe Orrù che, al termine della riunione è stato nominato, in segno di riconoscimento per l’impegno profuso a difesa della categoria, vicepresidente onorario. Sua infatti la relazione introduttiva che ha tracciato un bilancio delle attività svolte nell’ultimo periodo. Tra i risultati conseguiti figurano – ha ricordato Orrù – la nascita a Venezia del primo cluster marittimo nel quale l’associazione ha espresso il presidente, ed il riconoscimento dell’Unione Piloti quale gruppo di interesse presso il Parlamento Europeo.

Non meno importante è stata l’attenzione prestata alle varie problematiche dei Corpi piloti. In tal senso il Capitano Orrù ha ricordato il caso della difficile trattativa per il rinnovo del contratto dei pilotini di Taranto, dove la locale corporazione ha potuto contare sul supporto dell’associazione.

Buona parte della relazione è stata incentrata sul Regolamento (UE) 2017/352 in materia di fornitura di servizi portuali. Lo stesso, sebbene esclude dalla liberalizzazione il servizio di pilotaggio, raccomanda agli Stati membri di favorire forme meno rigide di pilotaggio come il PEC (Certificato di esenzione del pilotaggio) e il VHF che non prevedono la presenza del pilota a bordo della nave. Da qui l’impegno dell’U.P. in sede momisteriale (MIT), affinchè la sicurezza degli scali marittimi, tutelata proprio dal pilota e dal pratico locale, non venga svilita in ossequio alle logiche di mercato.

Altro tema importante toccato dalla relazione di Orrù è stata l’istruttoria per la modifica del Regolamento per l’esecuzione del Codice della Navigazione che l’U.P. vede come un’«opportunità per operare una solida stabilizzazione del servizio di ormeggio», i cui Gruppi si dovranno costituire in cooperative sottoposte alla vigilanza e alla disciplina dell’Autorità Marittima.

Il passo successivo, secondo l’U.P., dovrebbe essere il trasferimento delle circolari ministeriali che oggi regolano il servizio di ormeggio all’interno del Regolamento, ed il rilascio di un certificato che attesti la competenza professionale dei soci lavoratori. «In questo modo l’accesso alla professione – ha sottolineato Orrù – sarebbe possibile solo con l’acquisizione del certificato stesso, inoltre l’amministrazione avrebbe un elemento in più per poter giustificare la limitazione del numero di prestatori del servizio».

A proposito di titoli, per l’U.P. il rilascio della licenza di pilotaggio (che deve continuare ad avvenire mediante selezione da pubblico concorso, tirocinio di un anno con affiancamento a piloti più anziani ed esperti, ed esame finale) resta l’unico elemento indispensabile per l’esercizio della professione che dà all’Autorità Marittima la certezza di aver aver formato un professionista capace di erogare un servizio di efficienza garante della sicurezza.

Si spiega così il no al rilascio di un nuovo specifico certificato IMO che surroghi la licenza. Il rischio sarebbe, come accaduto per il comando di alcune navi italiane della flotta mercantile – ha sottolineato Orrù – che «Colleghi di altra nazionalità comunitaria possano esercitare il pilotaggio, nei porti italiani vantando il possesso di un certificato emesso dal loro Paese e senza possedere la licenza definitiva italiana».

Naturalmente, l’U.P. non si oppone a corsi formativi per i piloti su nuove tecnologie e strumentazioni in passato non presenti sulle navi a patto che non siano «equipollenti ed alternativi all’indispensabile trasferimento di esperienza che avviene nell’anno di tirocinio tra piloti esperti e allievi pilota».

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