IL VESCOVO “PORTA” L’ADDOLORATA PER BENEDIRE TARANTO

OGGI POCO TRAFFICO, CODE DALLE 7 DAVANTI AI SUPERMERCATI - AGGIORNAMENTO

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È la mattinata di Venerdì Santo più surreale ed insolita che Taranto ricordi nell’arco di diversi decenni. Scarsissimo traffico, poca gente in giro, code già prima delle 7 del mattino davanti ai supermercati, che hanno anticipato gli orari di apertura. Non c’è, nel centro, la folla che per ore  avrebbe invaso le strade per fare ala al passaggio della processione dell’Addolorata, uscita a mezzanotte dalla chiesa di San Domenico nella città vecchia. Da ieri pomeriggio, Taranto e i tarantini vivono un momento identitario della città come i riti della Settimana Santa  – al quale sono profondamente legati -, tra social, dirette televisive e ricordi. Riti annullati solo negli anni della guerra.  Tutte le messe del Giovedi Santo e così oggi per le funzioni del Venerdì Santo sono senza la partecipazione di fedeli. A Taranto, inoltre, il prefetto, d’accordo con i vescovi della provincia, ha disposto, da ieri sino a domani, la chiusura di tutte le chiese che in precedenza sono state invece aperte. Una misura preventiva, quella del prefetto d’intesa con i vescovi, volta ad impedire preventivamente che la gente potesse recarsi in visita agli altari della deposizione, i Sepolcri, essendo questa una tradizione molto forte nel Tarantino.

E infatti il prefetto Demetrio Martino ha ringraziato i vescovi per la loro collaborazione, mentre il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha detto che “la mancanza dei Riti della Settimana Santa per le strade di Taranto quest’anno, a causa della pandemia, rappresenta un colpo durissimo per cittadini e fedeli”. “Sono venuto qui come pellegrino solitario” ha detto invece l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, la notte scorsa in San Domenico davanti alla statua dell’Addolorata che viene portata a spalla in processione dalla mezzanotte del Giovedi Santo sino alle 15 circa del Venerdi Santo. Quella in San Domenico è stata una funzione molto intensa. L’arcivescovo ha prima letto davanti alla statua, in chiesa, il discorso che di solito legge all’esterno, sulla scalinata, con la statua appena sotto il portone del tempio. In San Domenico pochissimi confratelli dell’Addolorata, tutti incappucciati, e  lungo l’unica, grande navata, sgombera di banchi, alcuni simboli della processione, tra cui la Croce dei Misteri. Un confratello ha poi ricevuto dall’arcivescovo un fazzoletto che ha deposto nella mano destra del simulacro. Momento molto particolare, poi, quando la statua è stata sollevata e messa sulle spalle dei confratelli, dello stesso arcivescovo Santoro e del padre spirituale della confraternita, monsignor Emanuele Ferro. Attraversando la navata, la statua è stata portata sotto il portone per alcuni minuti mentre l’arcivescovo ha benedetto la città. Deserto e silenzioso il pendio San Domenico in città vecchia, con balaustre e parapetti illuminati dalle fiaccole delle “padelle romane”. Questa sera l’arcivescovo sarà in raccoglimento nella chiesa del Carmine, davanti al simulacro di Gesù Morto, donato 255 anni fa alla confraternita da una famiglia nobile tarantina (i Calò). Simulacro che se non ci fosse stato il Coronavirus sarebbe uscito, portato a spalla dai confratelli del Carmine, insieme alle altre sette statue della processione dei Misteri.(AGI)

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