FANTASTICA MENTE – IL FARMACO DELLA FELICITA’

SESTA PUNTATA DELLA RUBRICA DELLA PSICOLOGA SILVIA RUGGIERO

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di SILVIA RUGGIERO

Esiste un farmaco che ci renda felici?

Stiamo attraversando un lungo e delicato periodo della nostra vita che probabilmente passerà alla storia come uno dei più difficili, in cui il livello di mortalità è aumentato ed ha superato la soglia di allarme personale e sociale, con le conseguenze individuali e collettive che noi tutti viviamo quotidianamente e che ancora non capiamo bene, perché ancora tanti dettagli importanti non ci sono noti o non sono sufficientemente chiari. Però conosciamo bene la sofferenza che questo periodo ha portato con sé, la paura del presente e del futuro che spesso si concretizza in reazioni comportamentali disfunzionali. Ognuno di noi oggi mette in campo tutte le risorse di cui dispone per “sopravvivere”, dai meccanismi di difesa (evitamento, deresponsabilizzazione, dissociazione etc.) al ricorso ad “aiuti esterni” che spesso rafforzano proprio tali meccanismi.

Tra gli aiuti di cui sopra annovero anche il ricorso a farmaci antidepressivi, calmanti e sonniferi, che talvolta rappresentano una soluzione semplice e immediata a problemi di varia natura.

Il Sole 24 ORE ha pubblicato i dati sulla qualità della vita nelle province italiane. La nostra Taranto è al 96° posto ma è tra le prime per consumo di farmaci antidepressivi (20° posto), calmanti e sonniferi (9° posto). Bologna invece è ai primi posti della classifica per qualità della vita e tra le ultime per consumi dello stesso farmaco.

Il nostro capoluogo Bari è al 72 posto per qualità della vita e al 34° per il consumo di antidepressivi e al 18° posto per il consumo di calmanti e sonniferi.

Cosa ci dicono questi dati? Che pare esistere un rapporto inverso tra l’utilizzo di tali farmaci e la qualità della vita.

Questo ci deve far riflettere e ci deve far comprendere che nel breve e medio periodo avremo ancora più difficoltà se la risposta alle problematiche personali, al malessere derivante dalla pandemia in corso, saranno prevalentemente di tipo farmacologico. Non possiamo affidare la nostra salute mentale e quella dei nostri cari soltanto all’aiuto farmacologico. Rischiamo di contribuire all’innesco di un effetto a catena negativo.

Abbiamo i dati, ora dobbiamo trasformarli in consapevolezza e cultura del benessere.

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