DREAM WORLD CUP, UN SALENTINO IN NAZIONALE

Parteciperà al Campionato del mondo di Calcio a 5 per persone con problemi di salute mentale

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In campo il problema è uno solo: fare gol agli avversari. Ed è così che nessun “sogno” può sembrare troppo irraggiungibile, nemmeno l’essere convocati nella Nazionale Italiana di calcio a 5 per partecipare al prossimo appuntamento mondiale. È capitato al salentino Danilo Campilungo, 20 anni, inserito dal tecnico Enrico Zanchini nella lista dei sedici giocatori, selezionati tra 170, che parteciperanno alla Dream World Cup 2018 – 2° Campionato del mondo di Calcio a 5 per persone con problemi di salute mentale, in programma a Roma dal 13 al 16 maggio 2018, con il patrocinio del Coni e della FIGC in collaborazione con la LND – Divisione Calcio a 5.

Danilo nel rettangolo verde gioca da universale ed è il “campione” del Centro di Salute Mentale di Campi (ambulatorio di Carmiano), dove conoscono bene le sue doti ed è stato invogliato a tirar calci al pallone e allo stigma della malattia mentale. Che, in fondo, è un po’ la metafora per spiegare l’universo raccontato nel docufilm “Crazy for football”, la storia vera dei ragazzi in maglia azzurra capaci, giocando a calcetto, di dribblare anche il proprio disagio. Nessun ostacolo, insomma, è impossibile da superare quando l’obiettivo è dare il meglio di sé, inseguendo una palla che rimbalza: di là gli avversari, di qua i compagni di squadra, in tribuna i pregiudizi.

A Roma il “nostro” Danilo sarà anche il portabandiera dei tanti ragazzi, di ogni età, che saranno protagonisti dal 24 al 31 maggio prossimi della kermesse “La testa nel pallone”, l’evento organizzato da ACSI in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale della ASL di Lecce che, ogni anno, chiama a raccolta nel Salento centinaia di utenti, familiari e accompagnatori provenienti da mezza Europa. Quella di quest’anno sarà un’edizione speciale, esattamente come la Dream World Cup di Roma, in occasione del quarantennale della “Basaglia”: la legge che ha chiuso i manicomi e aperto ai pazienti il mondo reale. Dove, “pazzi per il pallone”, lo siamo un po’ tutti.

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