CIGS E TEMPISTICA: SINDACATI CONTRO ACCIAIERIE

LA NOTA DI FIM, FIOM, UILM E USB

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Sulla questione cassa integrazione ad Acciaierie d’Italia cresce il livello dello scontro tra i sindacati e l’attuale governance.

Acciaierie d’Italia, nel giorno in cui è arrivata la convocazione da parte della Regione Puglia per un esame congiunto in merito alla cigs ex art. 4, comma 11 ter, ha inoltrato una comunicazione, attraverso il portale di ADI, ai lavoratori con la quale dispone che il dipendente in “pendenza della procedura per la richiesta di CIGS” dovrà astenersi, per un determinato periodo, dal prestare attività lavorativa.
È del tutto evidente che in attesa che si chiuda la procedura ex art.44, comma 11 ter ed in attesa della voltura della cassa integrazione prevista dal decreto legge, risultato subito dopo il Consiglio dei Ministri del 15 giugno, ci sia un vuoto dal punto di vista della copertura dell’ammortizzatore sociale che non può ricadere sui lavoratori di ADI, infatti, nella comunicazione aziendale, è riportata una dicitura alquanto imprecisa e forviante in merito ai compensi dei lavoratori che, secondo l’azienda, sarebbero “in misura pari a quanto previsto nella medesima procedura”.
Fim, Fiom,Uilm e Usb precisano che in assenza di una copertura dell’ammortizzatore sociale e in attesa di conoscere quanto previsto dal decreto legge che definirà la voltura della procedura di cassa integrazione e le condizioni normative in merito alla retroattività dell’utilizzo dell’ammortizzatore sociale l’azienda si deve fare carico interamente del costo del lavoro.
Ancora una volta Acciaierie d’Italia attraverso il suo AD prova a scaricare sui lavoratori scelte sbagliate, ma sia chiaro che, qualora dovessero verificarsi irregolarità nelle busta paga dei lavoratori, ci rivolgeremo agli uffici legali competenti per denunciare un atteggiamento che definiamo palesemente antisindacale.
Per tali ragioni, riteniamo assurdo che mentre la società persevera in comportamenti irrispettosi nei confronti dei lavoratori e dell’intera comunità tarantina, in sede ministeriale si continua a prendere tempo discutendo di processi di riconversione del tutto retorici in assenza di un documento condiviso che identifichi un piano industriale attraverso un progetto concreto con le relative fonti di finanziamento.
Pretendiamo che i finanziamenti pubblici erogati vengano indirizzati verso un’idea di futuro che non può prescindere da un immediato cambio della governance societaria.

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