VITE STRAORDINARIE, I GUANTONI DI ANGELO FONTANA

Dalla boxe al wheelchair rugby, la storia di un tarantino che non sa mollare. L’appello a chi vive l’esperienza della disabilità: ”Fate sport, uscite di casa. Vivete con serenità la diversa abilità”

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Di Paolo ARRIVO

 

Quando impari a boxare diventi quello che sei sempre stato. Che era iscritto nel tuo dna: era un puglie Angelo Fontana. E pugile rimane. Anche se ora pratica altro: è una stella del wheelchair rugby. La sua storia straordinaria comincia con l’incidente capitatogli nel 2008, il quattro maggio: una giornata al mare si trasforma in dramma quando Angelo, che aveva 20 anni, rincorrendo un’amica in riva al mare, inciampa e cade in acqua colpendo con il capo il fondale. Allora la sua esistenza prende una piega insperata. Diventa tetraplegico essendosi fratturato la quinta vertebra cervicale. Dramma nel dramma, vista la dinamica: quanto più un incidente è banale, più ci sembra inaccettabile. Ma il pugile non va al tappeto. Chi lo ha conosciuto nella sua vita “prima”, quando sognava di diventare un bravo meccanico, lo ricorda come un giovane molto attivo ed esuberante, oltre che “di belle speranze”. Il pugilato lo ha temprato. Così, ogni volta si rialza e combatte. E perché non odia, ma rispetta l’avversario, nonostante tutto si dice legato alla città natale, che è stato costretto a lasciare: “Ho raggiunto Vicenza nel 2014, a malincuore  – confida Angelo Fontana al nostro giornale – perché Taranto è una città bellissima: il porto, il mare, il centro storico, i tramonti e il calore della gente la rendono speciale. È piena di risorse e di valori che sa preservare. Ma dopo un anno di ricoveri io mi ero rinchiuso a casa: sentivo le catene alle ruote della carrozzina, anche a causa dell’inciviltà. Tipo, chi parcheggia l’auto davanti allo scivolo e ai posti per disabili”. Insomma “non c’erano le condizioni per vivere con serenità la diversa abilità. Quindi ho maturato la decisione di andare via da Taranto. Ma ci torno perché ho i miei familiari: mia nonna, il mio papà, che è un grande sportivo, e con lui mi posso allenare”. “A Vicenza ho avuto modo di conoscere il rugby in carrozzina e insieme a due compagni di squadra, Lucio Vicentini e Stefano Fusilli, cercherò di portarlo in Puglia, per dare un’opportunità a quelle persone che come me vivono l’esperienza della disabilità ma restano chiuse in casa, tante volte per i pregiudizi degli altri”. La gente non è cattiva, secondo Angelo Fontana: “Quando la guardi negli occhi, riesci a scorgere il bene”. Più che altro, tra preconcetti e comportamenti inurbani, quella gente sarà disorientata. Come quando sei sul ring e ricevi un montante dall’avversario. Un colpo che non hai potuto schivare. Angelo Fontana è rimasto in piedi, seppure in carrozzina, ha preservato la forza fisica, la lucidità mentale. La lungimiranza. Il capitano dell’H81 Vicenza, che ha già vestito la maglia della nazionale italiana, non si vuole fermare: guarda alle sfide più vicine, e alle Paralimpiadi come al grande sogno da realizzare.

 

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