TROPPI INCIDENTI: CICLISTI IN PIAZZA A ROMA IL 23 FEBBRAIO

Padre dell’iniziativa è Alessandro Malagesi

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di Paolo ARRIVO

Non c’è niente di più prezioso dello stare al mondo. Niente di più salutare del fare sport: tra le attività capaci di ridurre il rischio di contrarre malattie cardiovascolari, c’è il ciclismo su strada. O semplicemente l’andare in bicicletta. Attività che, anziché essere incoraggiata, trova nelle auto dei nemici formidabili, capaci di guardare ai ciclisti come ad un intralcio. Per tutelarli urge fare qualcosa. Tra le iniziative più importanti, c’è quella che chiamerà a raccolta ciclisti e pedoni, a Roma il 23 febbraio. L’obiettivo è sensibilizzare la politica nazionale su una questione divenuta emergenziale: sui troppi incidenti che coinvolgono gli amanti delle due ruote. Spesso sono mortali – l’ultima vittima illustre, Michele Scarponi, due anni fa. Chi scrive si augura che la mobilitazione serva a qualcosa. Perché facciamo parte di quei ciclisti che combattono con gli automobilisti più indisciplinati.

Giusto raccontarla in prima persona. “Ho avuto le mie disavventure, e per fortuna, posso raccontarle… Un giorno fui investito da un’auto. Fui miracolato. Tamponato da una signora, che riuscii a rassicurare nell’immediatezza del forte impatto, rotolai sull’asfalto procurandomi escoriazioni (soltanto), con la sensazione di essere rialzato, tratto in salvo da qualche Santo. Che non vuole più essere scomodato!”.

Quando si è al volante, basterebbe usare prudenza, concentrazione; separarsi dal principe delle distrazioni (il cellulare), per fare in modo che certi incidenti abbiano a ripetersi con frequenza sempre minore. Con conseguenze meno drammatiche. Alla manifestazione che andrà in scena nella capitale (probabilmente al Quirinale) prenderanno parte numerose associazioni: da Vivincittà alla Fondazione Michele Scarponi, da Salvaciclisti alla Federazione ciclistica italiana. Il fronte delle adesioni si allarga in tutta Italia. Padre dell’iniziativa è Alessandro Malagesi, che vive il ciclismo a trecentosessanta gradi, anche in veste di organizzatore: “Questa non è la prima manifestazione sul tema della sicurezza stradale. Ricordo quella del 2012, dalla quale sono ripartito ricontattando le stesse associazioni: c’erano 50mila persone ai Fori imperiali. Ma se da allora il numero dei morti in bici è raddoppiato, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Le manifestazioni che sono seguite, tra cui la mia, sono state solidali ma prive di una cabina di regia“. “Dobbiamo farci tutti un esame di coscienza – denuncia AM – e non dare la colpa solo agli automobilisti o alle istituzioni”. Questa volta la mobilitazione può tradursi in un’azione concreta: “Parallelamente alla manifestazione, che assumerà la forma del corteo o del sit-in, stiamo elaborando un documento da portare all’attenzione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Tra le richieste, vogliamo lo stato di emergenza stradale e il presidio delle strade, in favore anche di chi guida le auto”. La peculiarità dell’iniziativa che, partita sul web, è sempre più condivisa (anche dalle associazioni delle vittime della strada), è il carattere inclusivo per il quale tutti gli utenti sono chiamati a offrire la loro partecipazione. Il trend va invertito. Guardando ai modelli virtuosi, come la Norvegia: si pensi che ad Oslo non si è registrato alcun morto lo scorso anno.

Per migliorare la sicurezza c’è il nuovo codice della strada, che (finalmente) sta per essere sottoposto all’esame della Camera. Tra le misure richieste in una proposta bipartisan, l’inasprimento delle sanzioni pecuniarie per chi è alla guida col cellulare (da 422 a 1697 euro) e la sospensione della patente fino a 3 mesi in caso di recidiva. Mentre la norma “salva ciclisti” obbligherà gli automobilisti a sorpassare le bici ad una distanza laterale non inferiore al metro e mezzo.

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