“TRE ARINGHE” TRA GLI OSTACOLI DELLA VITA

Poltronissima: recensione del divertente spettacolo diretto da Antonello Conte

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di Francesca Leo

Tre divertenti “aringhe” si sono alternate con i loro racconti, all’Auditorium Tarentum nella serata di sabato, per la rassegna di “Poltronissima – Per un sabato tutto da vivere” grazie all’Associazione Artistico Culturale Compagnia teatrale Lino Conte. Tre uomini, tre storie di vita diverse che fanno pensare nella piéce “Come tre aringhe”.

La musica epica di Hans Zimmer “Zoosters Breakout” apre il sipario su una scenografia d’impatto, piena di particolari; sullo sfondo la vetrata di un grande acquario, pieno di fauna marina sempre diversa, infonde un senso di calma e allo stesso tempo di confusione, proprio com’è la vita. La storia inizialmente può sembrare semplice: tre uomini diversi per fisicità per carattere, si ritrovano a dover lavorare in un Delfinario per accudire e controllare un raro delfino albino. Si alternano e si intrecciano le diverse storie dei personaggi, con scherzi e discorsi seri; ma andando avanti risulteranno essere sempre più simili. Giorgio (interpretato da Corrado Blasi), uomo legato fedelmente alle regole, super ottimista, quasi un sognatore, vede il lato positivo in qualsiasi cosa e trova una soluzione per tutto. La sua vita sembra perfetta, ma durante la notte si scopre che non è così: marito di una infermiera che l’ha lasciato, Giorgio continua a sperare nel suo ritorno.  In perfetto contrasto è il personaggio di Nico (interpretato da Ciro Fornari), tipico volto di una certa Italia che fa favori per averne altri, delle amicizie di convenienza per vivere tranquilli, un uomo pieno di pregiudizi (soprattutto verso gli stranieri). Nasconde, all’inizio, il dolore di aver perso il rapporto con la sua unica figlia minorenne, rimasta incinta. Infine Mariano (interpretato da Antonello Conte) ex poliziotto ingannato dalla sua stessa onestà. Uomo ormai disilluso dalla vita e dall’amore, perdendo il lavoro perde anche la sua donna che scappa con il panettiere sotto casa, da qui il suo odio per ”pane focaccia e pasta fatta in casa”. La vita vista con occhi sempre diversi, con priorità, con mancanze, con amore e sentimenti, con paure e sfide da affrontare. Emozionante il monologo di Nico che descrive l’amore di un padre per la figlia; agrodolce il monologo di Giorgio sulla vita di coppia. Mariano è l’ago della bilancia tra i due, un uomo fiducioso che ha perso tutto per il rispetto delle regole e si ritrova solo e chiuso in se stesso, con un lavoro che non gli piace, ma che conviene avere. Spettacolo leggero e divertente che lascia un sorriso sulle labbra e un pensiero nella testa: come tre aringhe i personaggi si chiudono nel branco e tutti uguali attraversano gli ostacoli della vita, quando in realtà ognuno di noi è come un delfino albino, unico, speciale, con problemi e con punte di felicità.

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