TARANTO PER 3 GIORNI CAPITALE INTERNAZIONALE DELL’ARCHEOLOGIA SUBACQUEA

accordo tra TAP e Soprintendenza: restauro ed esposizione di 22 reperti ceramici

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Dal 16 al 18 dicembre 2021 a Taranto, presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare sito in Piazza Kennedy n. 4, la Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo ha organizzato una manifestazione dal titolo “20-20-1 Simposio Internazionale di Archeologia Subacquea” per celebrare tre importanti avvenimenti. Quest’anno, infatti, ricorre il ventennale della Convenzione UNESCO 2001 per la protezione del patrimonio culturale sommerso, il ventennale del progetto “Restaurare sott’acqua” -“Restoring Underwater” e il primo anno dall’ istituzione della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo in seno al Ministero della Cultura.

Sessanta studiosi di levatura internazionale provenienti dall’Europa (Italia, Francia, Bulgaria, Croazia, Malta, Spagna, Danimarca, Croazia) e dall’America Latina discuteranno e si confronteranno su diversi temi legati all’archeologia subacquea. Ai lavori parteciperanno anche alcuni membri dello Scientific and Technical Advisory Body (STAB) della Convenzione Unesco 2001 per la Protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo, di cui la Soprintendente Barbara Davidde è attualmente presidente.

La prima giornata dei lavori sarà, per l’appunto, dedicata alla Convenzione UNESCO adottata a Parigi il 2 novembre del 2001 ed entrata in vigore in Italia l’8 aprile 2010. Questo accordo, colmando le lacune della legislazione internazionale sino ad allora in atto, ha definito i principi e le norme giuridiche a cui gli Stati aderenti devono far riferimento per proteggere e valorizzare il patrimonio culturale sommerso. Gli interventi di questa sessione si focalizzeranno principalmente sulle attività con cui, nei diversi Paesi, sono state messi in pratica i principi della Convenzione UNESCO riguardanti la protezione, la preservazione, la gestione e la valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo.

La seconda giornata sarà invece dedicata al progetto “Restaurare sott’acqua” ideato nel 2001 da Roberto Petriaggi, già direttore del Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea dell’Istituto Centrale per il Restauro, e da lui diretto fino alla fine del 2010. Successivamente, dal 2011 al 2020 il progetto è stato diretto da Barbara Davidde. Saranno presentati le tecniche, le metodologie di intervento e gli strumenti, alcuni particolarmente innovativi sotto il profilo tecnologico, messi a punto in quest’ultimo ventennio per effettuare le attività di restauro direttamente in ambiente sommerso. Si tratta di un progetto dal carattere pioneristico che ha consentito di trovare alcune soluzioni operative alle misure e ai principi formulati della stessa Convenzione Unesco la quale auspica, ove possibile, la conservazione in situ del patrimonio culturale subacqueo. La giornata si conclude con una tavola rotonda dedicata ad un momento di riflessione e di discussione incentrata sul futuro delle tecniche e delle strategie del restauro del patrimonio culturale subacqueo.

La terza giornata è quella dedicata al primo anno di vita della Soprintendenza Nazionale. Sarà questa l’occasione per ripercorrere, attraverso la viva testimonianza degli archeologi subacquei appartenenti all’istituzione tarantina, le molteplici attività di tutela e ricerca subacquee condotte nel corso del 2021.

Nel corso della stessa giornata di sabato 18 dicembre, il Simposio internazionale si concluderà con l’inaugurazione, presso il Laboratorio di restauro della Soprintendenza Nazionale sito in Via Luigi Viola, l’esposizione intitolata “Restauri in mostra: i materiali del relitto alto-arcaico del Canale di Otranto”.

Questa importante iniziativa è il frutto di un accordo siglato tra TAP (Trans Adriatic Pipeline) e la Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo e che prevede una donazione effettuata da TAP per il restauro dei 22 reperti ceramici pertinenti al carico del relitto alto-arcaico recuperato nel Canale di Otranto alla profondità di 780 metri. A termine del restauro sarà realizzata una mostra dedicata.

Si tratta di uno dei pochi relitti greco-arcaici ad oggi individuati nelle acque del Mediterraneo e uno dei più antichi scoperti nel mare Adriatico. Con un’operazione molto complessa, vista la notevole profondità, i reperti sono stati individuati, selezionati e recuperati in totale sicurezza grazie alle best practice e alle tecnologie d’avanguardia messe in campo da TAP con il coordinamento con la Soprintendenza.

A questo proposito Luca Schieppati, Managing Director di TAP,

Luca Schieppati

 ha dichiarato: “TAP è da sempre impegnata nella salvaguardia del patrimonio culturale dei paesi attraversati dal gasdotto e ha impiegato svariate centinaia di archeologi nelle operazioni di gestione e messa in sicurezza dei numerosi siti e manufatti rinvenuti lungo il percorso della tubazione. Siamo orgogliosi di aver contribuito a questa eccezionale scoperta e particolarmente lieti di proseguire la collaborazione con la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo e il Ministero della Cultura per valorizzare e mettere a disposizione del pubblico un patrimonio che appartiene a tutta la comunità che ci ospita”.

Barbara Davidde, Soprintendente della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, ha commentato: “le attività di tutela e ricerca in alto fondale costituiscono uno degli scenari operativi in cui la Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo con sede a Taranto dovrà cimentarsi sempre più spesso nel prossimo futuro, anche grazie alle nuove tecnologie che estendono le capacità operative degli archeologi a contesti sinora inaccessibili. Il ritrovamento di un giacimento d’alto fondale costituisce anche una grande opportunità scientifica poiché ci si può imbattere in siti ancora in gran parte intatti e capaci pertanto di restituire preziosissime informazioni di carattere storico e archeologico“.

Appendice: il Relitto alto-arcaico del Canale di Otranto:

Nel 2018, durante le regolari attività di indagine sottomarina lungo il corridoio offshore di 105 chilometri tra Albania e Italia, il team di TAP ha individuato elementi ceramici di elevato valore archeologico dispersi sui fondali a una profondità di circa 780 metri. In coordinamento con la locale Soprintendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, e successivamente con la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, TAP ha quindi effettuato una dettagliata indagine strumentale, dalla quale è emerso che le ceramiche presenti sul fondale – circa 241 oggetti in totale – erano per lo più anfore corinzie di tipo A, oltre a hydriai, pithoi e vasellame di piccole dimensioni (coppe, brocche trilobate, ecc.), risalenti ai primi decenni del VII sec. a.C.

A valle della valutazione del contesto archeologico, per evitare qualsiasi rischio di interferenza diretta del gasdotto con i reperti, una nave attrezzata con un sistema di posizionamento dinamico ha consentito di effettuare interventi di recupero delle ceramiche. La nave disponeva di un ROV (Remotely Operated Vehicle) a sua volta dotato dei più moderni sistemi di rilevamento acustico e sismico. Per garantire il prelievo in sicurezza dei beni archeologici è stato impiegato un sistema ideato ad hoc, consistente in una sorta di ventosa in neoprene e silicone installata al termine di una pompa aspirante e funzionale a sollevare i reperti in sicurezza, evitando il contatto con le parti meccaniche del ROV. In particolare, 3 anfore, 4 hydriai, 4 brocche trilobate e 1 pithos contenente un set di 22 coppe, 

opportunamente disposte all’interno di uno dei pithoi, sono stati recuperati e sottoposti a un processo di desalinizzazione propedeutico al restauro e alla successiva conservazione. All’interno del sedimento presente in una delle anfore, sono stati rinvenuti, inoltre, alcuni noccioli di olivo la cui datazione al radiocarbonio (C14), presso il Centro di Datazione e Diagnostica dell’Università del Salento (CEDAD), ha permesso di confermare le valutazioni sull’orizzonte cronologico desunte preliminarmente dall’analisi dei reperti ceramici.

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