SCIOPERO AD ACCIAIERIE D’ITALIA: TUTTE LE REAZIONI

I LAVORATORI HANNO INCONTRATO IL SINDACO MELUCCI

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Dopo lo sciopero davanti alle portinerie e alla direzione aziendale ,un corteo composto da centinaia di lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto, compresi gli operai dell’appalto e di Ilva in As, e di rappresentanti sindacali, dalle portinerie della fabbrica ha raggiunto il Municipio di Taranto, dove si è svolto un presidio. I delegati delle sigle metalmeccaniche hanno incontrato il sindaco, Rinaldo Melucci.

“Via da Taranto, via da Taranto! Chi non salta è Morselli, chi non salta è Morselli!”. Sono gli slogan scanditi dal gruppo di lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto e di rappresentanti sindacali che hanno tenuto un sit-in davanti a Palazzo di città nel giorno dello sciopero di 24 ore proclamato in maniera unitaria. “La volete la Morselli?” ha detto al microfono un delegato della Uilm. “Via da Taranto, fatevi sentire. Devono andare via da qui, hanno distrutto – ha aggiunto – lo stabilimento e una intera città, una intera economia. Questa è la prima di una serie di mobilitazioni. Non ci fermeremo fino a quando non avremo risposte per i lavoratori diretti, dell’appalto e di Ilva in As”.

“Tutti gli ingressi sono stati picchettati ed è stato impedito a chi voleva entrare di farlo. Quindi i dati non sono significativi”. Lo riferiscono fonti vicine ad Acciaierie d’Italia in merito allo sciopero di 24 ore indetto dai sindacati. Secondo la Fim Cisl, nel primo turno “lo sciopero ha registrato un dato altissimo di aderenti, circa il 90 per cento fra diretti, appalti e indotto”.

LE REAZIONI

MELUCCI (SINDACO DI TARANTO)

“Credo che ormai da qualche tempo c’è una grande sintonia su alcune semplici cose e ora non dobbiamo commettere l’errore di dividerci e di mostrare che la comunità non ha le idee chiare. Le semplici cose sono che ormai anche per gli enti locali è imprescindibile che ArcelorMittal vada via. Serve un’Ilva italiana, nazionalizzata, che possa affrontare tutte le tematiche, non solo del mondo del lavoro, che sono care ai cittadini di questo territorio”. Lo ha detto il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, incontrando i lavoratori dello stabilimento siderurgico (compresi appalti e Ilva in amministrazione straordinaria) e i delegati sindacali che si erano riuniti in presidio a palazzo di città per manifestare contro la governance di Acciaierie d’Italia. “Tutto questo – ha aggiunto – si fa su un tavolo più o meno della forma che è stata insediata l’altro giorno dal ministro Urso, quindi abbiamo fiducia che si prosegua in quella direzione. So che sentirete anche il presidente Emiliano e so per certo che la Regione Puglia è su questa lunghezza d’onda. Noi chiederemo insieme a tutte le parti sociali a gran voce, di nuovo, e lo abbiamo già fatto dichiarandolo a mezzo stampa, che serve che il governo prenda il timone di quell’azienda e intervenga seriamente attraverso quel tavolo – ha osservato rivolgendosi ai lavoratori – per il futuro di tutti quanti voi”. “Per il resto – ha concluso Melucci – siamo con voi e non mandiamo all’esterno messaggi di divisione, messaggi sbagliati. Lo so che la rabbia e la fatica in qualche maniera a volte fa perdere le staffe. Però tutti quanti dobbiamo fare il tentativo di restare insieme su quel tavolo, altrimenti non porteremo a casa niente”.

PALOMBELLA (UILM)

“È ormai irreversibile la sfiducia da parte di tutti i lavoratori, del sindacato e delle comunità interessate, verso la gestione di ArcelorMittal. L’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, che si svolgerà il prossimo 25 novembre, dovrà essere decisiva, ovvero dovrà andare nella direzione di un controllo statale della più grande azienda siderurgica europea”. Lo afferma il segretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella, intervenendo sulla vicenda ex Ilva. “Sarebbe sbagliato – aggiunge – sbloccare il miliardo senza il ritorno della proprietà dell’azienda nelle mani dello Stato. Non c’è più tempo da perdere, la situazione rischia di degenerare. Il Governo compia un atto di coraggio e difenda ad ogni costo i 20mila lavoratori, tra diretti, indiretti, dell’indotto e in Amministrazione straordinaria, e il futuro del settore dell’acciaio nel nostro Paese. La lotta continuerà fino a che non avremo risposte concrete dal Governo”. Secondo Palombella, “non si vedeva da anni uno sciopero così partecipato dai lavoratori dell’ex Ilva e dell’indotto. Il Governo deve prendere atto che tutti gli accordi che ha firmato con il Gruppo indiano sono diventati ormai carta straccia per l’irresponsabilità della multinazionale”.

VENTURI (FIOM CGIL)

“Lo sciopero di oggi in tutti gli stabilimento del gruppo Acciaierie D’Italia, ex Ilva, e la massiccia adesione dei metalmeccanici allo stesso ed alle manifestazioni di Taranto e Genova segna l’avvio di una fase di mobilitazione che dovrà conseguire concreti e significativi risultati”. Lo dichiara in una nota Gianni Venturi, responsabile nazionale siderurgia per la Fiom Cgil, aggiungendo che “non si può assistere ad una lenta e inesorabile agonia degli impianti, al deterioramento delle condizioni di sicurezza, al permanere di un utilizzo così ampio e unilaterale degli ammortizzatori sociali, al taglieggiamento delle imprese e delle condizioni dei lavoratori nell’indotto”. Secondo Venturi, “occorre una svolta in tempi rapidissimi. Non è pensabile arrivare al 2024 in queste condizioni, si deve sciogliere adesso il nodo dei rapporti con ArcelorMittal: lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti, nazionalizzando o comunque diventando maggioranza da subito nel Consiglio di Amministrazione”.

GOZZI (FEDERACCIAI)

“L’asfissia finanziaria di Taranto è spiegata dal fatto che Arcelor Mittal non sostiene finanziariamente l’Ilva, perché altrimenti non sarebbe strangolata come è. Bisogna prendere atto della situazione, definire i problemi e esplorare le strade che esistono per salvare questo asset strategico per l’economia italiana”. Lo ha detto il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, a margine dell’assemblea di Confindustria Genova parlando della situazione di Acciaierie d’Italia. “I Riva investivano a Taranto e negli altri impianti 350-400 milioni di euro l’anno – ha ricordato Gozzi – perché la siderurgia ha bisogno di investimenti continui per mantenere il livello di qualità dei prodotti e di sicurezza delle produzioni. Purtroppo in questi 10 anni investimenti sugli impianti non ci sono stati, ma si sono fatti importantissimi investimenti di ambientalizzazione e oggi la situazione di Taranto è completamente diversa rispetto a 10 anni fa. Taranto, dal punto di vista degli investimenti ambientali fatti, è uno dei primi impianti del mondo. Oggi esistono le condizioni per un piano industriale di rilancio, ma bisogna decidere chi lo fa. Non siamo più nell’era delle partecipazioni statali gloriose per la città di Genova e della Finsider, non è immaginabile la riedizione di una cosa che non esiste più, ma potrebbe essere che lo Stato, in fase transitoria, decida di intervenire seriamente su quell’azienda e costruisca un’ipotesi di privatizzazione a termine”.

D’ALO’ (FIM CISL)

“Chiediamo di ribaltare la situazione alla ex Ilva, con una governance solida dove chi investe guida il gruppo. Se lo Stato è il maggiore investitore deve avere potere decisionale. Per questo finalmente su più fronti, parte pubblica compresa, si chiede un cambio del governo d’impresa, che assicuri una gestione corretta degli impianti garantendo la sicurezza dei lavoratori e delle famiglie dentro e fuori la fabbrica”. Lo afferma Valerio D’Alò, responsabile siderurgia della Fim Cisl, in merito alla vertenza ex Ilva nel giorno dello sciopero di 24 ore proclamato dai sindacati in maniera unitaria. “In vista della prossima assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, prevista – aggiunge – per questo venerdì, chiediamo al Governo di essere determinato e chiaro. Le risorse ci sono ma non posso essere date senza cambiare la gestione”. Secondo D’Alò, “nella loro partecipazione attiva, nei loro volti e nelle loro parole sono racchiuse le difficolta del momento, soprattutto a Taranto ma non solo. Abbiamo ribadito che la ex Ilva è al minimo produttivo storico, la gestione del sito è al degrado. Un po’ tutti, lavoratori e sindacati tutti, mai ci saremmo aspettati di vedere una azienda che sbatte la porta in faccia a 145 imprese di appalto senza concordarlo con nessuno”. Non possiamo e non vogliamo assistere – conclude il segretario Fim – all’agonia del siderurgico, stiamo rischiando di far sprofondare Taranto in una crisi sociale e occupazionale gravissima. È per questo che siamo in sciopero in tutto il gruppo. Non si può pensare che l’industria dell’acciaio, che in tutta Europa genera profitti per le imprese e alti stipendi, a Taranto si traduca in precarietà e insicurezza sociale così grave”.

BRIGATI (FIOM CGIL)

“Lo abbiamo detto al Ministero e lo diremo al sindaco: noi non vogliamo che il Governo regali un altro miliardo ad ArcelorMittal. deve servire per l’intervento pubblico e per mandare via dai confini italiani la multinazionale. Questa è la proposta unitaria che mettiamo in campo come organizzazioni sindacali. Regalare un altro miliardo sarebbe deleterio per quella fabbrica”. Lo ha dichiarato Francesco Brigati, coordinatore di fabbrica Fiom Cgil dello stabilimento Acciaierie d’Italia di Taranto durante il presidio dei lavoratori davanti a Palazzo di città. “Saliremo dal sindaco – ha osservato – e diremo quello che ha ascoltato anche lui è che è stato frutto dell’incontro al Ministero. Se noi oggi abbiamo avviato la prima mobilitazione di 24 ore di sciopero è perché c’è la necessità di fare pressioni nei confronti del Governo e delle istituzioni perché così com’è quello stabilimento non può andare avanti. Così com’è, e lo abbiamo ribadito anche al tavolo, non può essere gestito dall’amministratore delegato Morselli che ha messo in campo l’iniziativa di mettere fuori 145 aziende dell’appalto. E’ chiaro che quello che sta avvenendo – ha sostenuto – è un ricatto che, dopo Terni, si sta facendo anche a Taranto. Noi ai ricatti non ci stiamo”.

TOTI (PRESIDENTE REGIONE LIGURIA)

“Per l’ex Ilva serve soprattutto una strategia, cosa che è mancata in tutti questi anni. Non vi è dubbio che l’Italia non possa rinunciare alla filiera dell’acciaio, da cui ne derivano molte altre, è la seconda potenza manifatturiera in Europa e non può rinunciare a produrre acciaio. E’ altrettanto evidente che questo passa da decisioni strategiche della città di Taranto. Bisogna per una volta essere chiari e decisi”. Lo ha detto il governatore della Liguria Giovanni Toti a margine dell’assemblea di Confindustria Genova. “Credo che su Ilva la mano pubblica sia indispensabile – ha detto Toti – come ritengo che un socio industriale sia fondamentale perché evidentemente come tutte le impresse necessita di un know how importante”. Poi ha aggiunto: “Sarà il ministero dello Sviluppo economico a decidere quale sia la strategia, l’importante è che sia chiaro a tutti che il tempo è poco e bisogna prendere delle decisioni nette. La politica deve tornare a saper scegliere. L’acciaio, però, si produce con determinate lavorazioni ed è inutile lavorare con opzioni fantasiose che tengano insieme l’inconciliabile. Se si vuole continuare a mantenere l’acciaio si riaccendano gli altiforni, si produca acciaio e si lavori – ha concluso – a Genova non aspettiamo altro”.

GESMUNDO (CGIL PUGLIA)

“Siamo al fianco dei lavoratori dell’ex Ilva che stanno scioperando contro la decisione dell’azienda di sospendere le attività di 145 imprese appaltatrici nello stabilimento siderurgico di Taranto, con duemila lavoratori coinvolti, aumentando la cassa integrazione per i lavoratori diretti”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, commentando la decisione unitaria delle categorie di Cgil, Cisl e Uil di fermare le attività delle fabbriche per quattro ore in tutta Italia e per 48 ore a Taranto, dopo l’assenza di Acciaierie d’Italia al tavolo negoziale convocato al ministero dell’Impresa giovedì 17 novembre. “Serve subito chiarezza – sottolinea Gesmundo – sul futuro industriale del polo siderurgico per dare risposte sulla tutela occupazionale e sulla sicurezza ambientale per un’attività produttiva che continua ad essere di interesse strategico nazionale. Pertanto chiediamo a tutte le istituzioni interessate, nazionali e territoriali, di attivarsi affinché, anche con un maggiore protagonismo pubblico, l’azienda riapra il dialogo con le parti sociali e tenga fede agli accordi già stipulati”.

SPERTI (UILM)

“Siamo d’accordo che questi signori vanno cacciati a pedate? Siamo d’accordo che sono impostori sì o no? Allora partiamo da quello su cui siamo d’accordo, facciamo un documento congiunto da mandare al governo e sarà più facile partire con una posizione di forza come territorio. Dividerci non serve a nulla. Adesso è il momento di metterci la faccia, bisogna assumersi le responsabilità e contrastare chi continua a offendere questa comunità”. Lo ha sottolineato il segretario generale della Uilm di Taranto, Davide Sperti, che si è rivolto i lavoratori dello stabilimento siderurgico dopo l’intervento del sindaco Rinaldo Melucci nella manifestazione davanti a palazzo di città. In seguito il presidio è stato sciolto. “Siamo venuti qua – ha detto ancora Sperti – non pensando che la soluzione la potesse dare il sindaco di Taranto, ma in continuità con l’incontro che abbiamo fatto qualche giorno fa con i parlamentari ionici neo eletti per cercare di avere una voce unica rispetto al passato. Noi dobbiamo chiedere una nazionalizzazione della fabbrica. ArcelorMittal è totalmente inaffidabile, da quando è arrivato non ha mai creato un rapporto con i tarantini e utilizza i lavoratori come scudi umani per ricattare il governo”. Allo stesso modo, ha concluso il segretario Uilm, “non ci fidiamo dei governi, che in dieci anni non hanno dato risposte. Vista che è stata presa una posizione da parte del Ministero attendiamo la prova dei fatti. Di chiacchiere e slogan non ne possiamo più. Basterebbe semplicemente fare una petizione, visto che si parla di finanziamenti pubblici, e chiedere ai lavoratori: volete e non volete che ArcelorMittal rimanga? Io penso che siano tutti d’accordo: se ne devono andare”. 

MISIANI E PAGANO (PD)

“Le preoccupazioni dei lavoratori che hanno scioperato devono essere ascoltate e meritano risposte concrete da parte delle istituzioni”. A sostenerlo sono il senatore Antonio Misiani, commissario Pd Taranto; e Ubaldo Pagano, deputato Pd, in merito alla manifestazione sindacale alla quale hanno partecipato dipendenti di Acciaierie d’Italia, delle imprese dell’appalto e di Ilva in Amministrazione straordinaria. “Oggi – proseguono – si è registrata una novità importante, perché le organizzazioni sindacali hanno incontrato il sindaco Melucci, e con lo stesso hanno condiviso un documento rivolto al Governo, che punta sulla nazionalizzazione o sulla ricapitalizzazione con aumento della quota societaria dello Stato fino a farlo divenire maggioritario. Come è giusto che sia, un altro passaggio obbligato è rappresentato dalla necessità di superare il blocco dell’appalto deciso da Acciaierie, e che ha generato moltissimi timori, e di costruire finalmente un’idea di futuro anche per i cassintegrati ex Ilva”. Per i due parlamentari del Pd, “fondamentale sarà istituire un tavolo permanente come strumento di confronto continuo sul tema e sui molteplici riflessi dello stesso. Sono tutti aspetti inseriti nell’odierno documento, che noi condividiamo pienamente”. “Certamente – concludono – ciascuno nel proprio ruolo istituzionale, andremo a supportare queste richieste e a stimolare una risposta efficace e in tempi rapidi da parte del Governo”.

RIZZO (USB)

“L’incontro col sindaco Rinaldo Melucci tenuto oggi al termine del corteo dei lavoratori dell’appalto, ma anche di Acciaierie d’Italia e degli ex Ilva in As, ha permesso di produrre un documento congiunto, condiviso anche dalla presidenza della Regione Puglia, da porre all’attenzione del Governo. Solo unendo le forze è possibile raggiungere finalmente un risultato stabile e definitivo per lavoratori e la comunità”. Così Francesco Rizzo dell’Esecutivo Confederale Usb intervenendo sulla vicenda ex Ilva. “Si conclude così – aggiunge – una giornata iniziata all’alba, l’ennesima passata a manifestare per quello che dovrebbe essere un diritto acquisito: il rispetto e la dignità del lavoro, che in questo contesto invece viene costantemente messo in discussione. Siamo partiti dal presidio presso le portinerie di appartenenza per convergere dapprima verso la direzione, e per poi dirigerci verso la statale 100, bloccata per via della protesta in atto, e a seguire presso il Comune di Taranto”. “Il primo cittadino Rinaldo Melucci – conclude Rizzo – ha ribadito ancora una volta la vicinanza ai lavoratori e la condivisione di un percorso che non può che essere comune e vedere insieme tutti. Chiediamo l’acquisizione del controllo e della gestione degli impianti attraverso la nazionalizzazione o una ricapitalizzazione che consenta allo Stato di diventare socio di maggioranza”.

EMILIANO (PRESIDENTE REGIONE PUGLIA)

“Taranto non può essere sottoposta a questa pressione industriale e sociale da parte di Arcelor Mittal. Lo avevamo detto a Roma, giovedì scorso, al ministro Urso, lo ribadiamo oggi, come sempre con un’unica voce che arriva dal territorio, da Regione e Comune insieme”. Lo dichiara il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano nella giornata di sciopero e corteo. “Che Arcelor Mittal – aggiunge – fosse il peggiore degli acquirenti ci era chiaro sin dai tempi della sua aggiudicazione: era il 5 giugno del 2017 quando il Governo firmò il decreto di aggiudicazione del gruppo Ilva ad Arcelor Mittal, ignorando le richieste formulate dai sindacati di un ulteriore confronto e soprattutto i contenuti del rilancio operato dall’altra cordata in corsa che avrebbe di fatto a migliorato, attraverso una ulteriore competizione nell’interesse di ambiente e lavoratori, le proposte in campo”. “In quel momento – conclude – era già chiaro che il gruppo industriale non aveva alcun interesse a rilanciare la fabbrica in chiave di modernità e sostenibilità, ciò che contava probabilmente era acquisire la quota di mercato evitando l’ingresso di altri competitor”.

 

 

 

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