Preferisce mantenere l’anonimato, perché quest’uomo di 54 anni, per anni al servizio del grande indotto ILVA e ora rider per una grande catena di Food Delivery, adesso ha paura.
Solo una settimana fa, infatti, mentre attendeva di fare una consegna in una zona centrale della città, ha subito prima una aggressione verbale e poi fisica da parte di un cittadino che aveva richiesto la classica consegna di patatine e hamburger di una nota catena di food americana.
Tutto è accaduto intorno alle 21. Il nostro rider che chiameremo F.C. sta per avviarsi verso un caseggiato cittadino per fare una delle rituali consegne della domenica.
E’ nella sua auto e riceve la telefonata dal cliente che pretende la consegna al piano, malgrado questa, non gli sia dovuta.Spiega le sue ragioni il rider e spiega che da lì ai prossimi 5 minuti avrebbe provveduto a citofonare per consegnare la consumazione richiesta.
Arrivato a destinazione citofona e scoraggiato è costretto a subire la rabbia del cliente che ora pretende la consegna al piano con maggiore insistenza.
“Non posso”, risponde F.C. che però non può neanche andare via, perché l’ordinazione è con pagamento in contanti.
Il rider attende sotto il portone, perché sa che altrimenti rischia di doverci rimettere i soldi o comunque il tempo necessario per l’apertura di una segnalazione alla piattaforma di riferimento. E il tempo, nel caso di lavoratori precari come loro, è danaro. Significa rinunciare ad altre prenotazioni e ad altre consegne.
Il tempo scorre e allora il cliente decide di scendere giù nel portone e dopo una serie di offese e insulti, l’alterco si trasforma da verbale a fisico. Lo afferra dalla gola e lo minaccia.
F.C. riesce a divincolarsi e la paura lo paralizza. Non riesce neanche a denunciare il tutto alla Piattaforma di Food Delivery, ma ne parla con i suoi colleghi che alla fine lo indirizzano verso la NiDiL CGIL di Taranto. Le aziende giocano sull’ambiguità di un contratto in cui la consegna al piano non è prevista ne retribuita, pur mostrandola in app e nelle pubblicità.
La segnalazione alla piattaforma l’abbiamo fatta noi – dice Matteo de Robertis, componente del direttivo NiDiL CGIL di Taranto e responsabile proprio del settore rider.
Ma come al solito non ci hanno risposto – continua – come non ci hanno risposto quando abbiamo segnalato i rischi nella gestione del contante, o le altre difformità nella gestione dei rapporti con i “consegnatari” trattati da lavoratori autonomi quando si tratta di assumersi delle responsabilità, ma poi trattati come “servi”, costretti ad accettare un lavoro privo di tutele, contributi, garanzie e persino sicurezza.
L’aggressione subita da F.C. è solo l’ultima della serie – spiega ancora Matteo de Robertis – mentre continua a crescere il fenomeno dei riders a nero, che vanno ad alimentare il numero della precarietà del settore che nel tarantino attrae soprattutto gli ultra-quarantenni figli delle crisi industriali, o ex braccianti o ex operatori di call center.
Di questi lavoratori si parlerà nel convegno di domani 22 marzo, organizzato da NiDiL CGIL Taranto, a partire dalle ore 17.00 nella Sala Conferenze dell’Hotel Delfino.
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