MARTINA: VA IN APPELLO IL CASO DEL CONSIGLIERE COMUNALE CALABRESE

Supersuffragato ma poi escluso dalla commissione elettorale per un vecchio quanto tenue precedente

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Tiene ancora banco e resta un caso giudiziario, ma non solo, la vicenda di Alessandro Calabrese. Vicenda che è ora all’esame dei giudici: dal tribunale, che si è pronunciato, alla Corte d’Appello, prossima a esprimersi.

Gli ultimi aggiornamenti li fornisce il legale di Calabrese, il noto avvocato martinese Enrico Pellegrini:

“Lo scorso 19 aprile è stata pubblicata l’ordinanza con cui il Tribunale di Taranto ha rigettato l’impugnazione del ricorso elettorale di Alessandro Calabrese.

Ricorso finalizzato a farsi riconoscere la proclamazione a consigliere comunale di Martina Franca nell’ambito delle elezioni amministrative tenutesi nel 2022.

Una ordinanza non esecutiva (stante il rito speciale elettorale ex D.Lgs. 150/2011) che rispettiamo ma, lette le motivazioni e l’itinerario logico percorso per arrivare alla sua conclusione, non condividiamo.

Questo è solo il primo grado.

Le sentenze dei giudici devono, nei limiti delle possibilità umane, essere giuste.

Oggi 19 maggio 2023 abbiamo notificato l’atto di citazione in appello.

La riforma Cartabia ha inteso superare le interpretazioni restrittive della giurisprudenza previgente, (ri)stabilendo la regola per cui di norma la sentenza patteggiata non può produrre alcun effetto pregiudizievole.

Il “caso” Calabrese, pertanto, non può definirsi concluso, anzi, in sede di giudizio di appello riusciremo a far valere le nostre ragioni sia di matrice processuale quanto sovraordinate e far proclamare il consigliere comunale già eletto.

Avv. Enrico Pellegrini

Fin qui la nota dell’avvocato Pellegrini.  Val la pena ricordare e sottolineare che diversi sono i motivi in fatto e in diritto che hanno indotto il candidato eletto Alessandro Calabrese ad impugnare il provvedimento comunale con il quale si è omessa la sua legittima proclamazione alla carica di consigliere del comune di Martina Franca. La ritenuta illegittimità costituzionale della legge Severino è uno dei punti salienti del ricorso con cui Alessandro Calabrese si è rivolto ai giudici per ottenere il seggio che aveva conquistato con un chiaro consenso elettorale.
Calabrese si candidò il 12 giugno alle elezioni comunali, ottenendo 690 voti (primo della sua lista, terzo in assoluto fra i 290 candidati). Al successo di consensi non corrispose la formalizzazione della sua elezione perché la commissione elettorale, in applicazione della legge Severino, ritenne incandidabile Alessandro Calabrese.
Risale oramai a ben 8 anni fa il fatto contestato che consiste nell’aver prestato (inopportunamente e per qualche giorno) l’energia elettrica, allungando dalla propria proprietà un cavo per alimentare l’irrigazione di un terreno limitrofo sottovalutando che altri avevano piantato cannabis. Questo il fatto che ha determinato la dichiarazione di incandidabilità di Alessandro Calabrese ben oltre l’estinzione del reato.
Al momento della sua candidatura il certificato del casellario dichiarava nessuna pendenza tanto da legittimare il giovane a concorrere per la carica di consigliere comunale.
Tuttavia i membri della commissione elettorale hanno applicato quella parte della norma contenuta nella legge Severino, ritenendo, con errore, la necessità della riabilitazione nonostante l’evidente tenuità del fatto e l’estinzione del reato e delle pene.
La dichiarazione d’incandidabilità appare ingiusta e quindi illegittima anche volendo considerare che nel nostro ordinamento giuridico neanche gli ergastolani scontano una pena perenne. Volendo considerare l’interpretazione della legge Severino così come fatta propria dalla commissione elettorale si giunge invece a sostenere che il candidato eletto avrebbe tutte le caratteristiche per poter essere eletto al Parlamento ma non al Consiglio comunale di Martina Franca.
Insomma, un caso giudiziario che merita di essere valutato, un’occasione per far valere in Italia lo spessore della giustizia e dell’avvocatura jonica.

 

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