Un libro di poesie importante, ricco, diverso, originale. “Pesante” per contenuti e non per fruibilità. Ricco di messaggi da trasmettere e spunti su cui riflettere. “La terra del rimorso” di Stefano Modeo, è un volume di poesie prezioso e minuto: quasi una guida per affrontare le tristezze di una Taranto malata, operaia e, allo stesso tempo, post-operaia.
Un luogo da cui il giovane autore, classe 1990, (vive e insegna a Ferrara) è dovuto andar via per lavoro: ma dolori e bruciature sono vive sulla pelle. E anche la speranza diventa un ricordo lontano.
Abbiamo video intervistato Stefano Modeo al termine della presentazione del volume tenuta presso Spazio Gagarin e condotta da Greta Marraffa (nella foto).
“In questa città del sud, – si legge nella sinossi – si lavora e ci si ammala respirando polveri sottili, oppure in alternativa si è disoccupati o precari e ci si ammala lo stesso perché si ha la sfortuna di respirare.
Lo Stato ha continuato a produrre decreti in questi anni per salvaguardare la produzione di acciaio, gridando a suon di decreti che il profitto vale più della salute di un uomo, una donna, un anziano, un bambino. Ne è nato un movimento ambientalista, di cui si raccontano nel libro alcuni limiti, slanci, contraddizioni.
Tutto questo ha generato La Terra del Rimorso, come la celebre opera di De Martino, di cui si ruba soltanto il titolo e una piccola metafora. Siamo dei tarantati morsi e ri-morsi da un ragno velenoso, alcuni si dimenano per liberarsi da questo male, altri sono stati sconfitti, altri ancora si affidano ai santi. Ma ciò che compare dopo ogni battaglia persa non è un desiderio di ri-volta, bensì un ri-morso per non avercela fatta. Un senso di sconfitta che attanaglia insieme al male del presente, il quale non è soltanto inquinamento, ma disoccupazione, precarietà, povertà.
Tuttavia Taranto è solo un emblema, un pretesto per raccontare vicende e spazi più ampi, contraddizioni che percorrono tutto il Paese. E così la Terra del Rimorso è in realtà qualcosa di più grande e più complesso a cui bisogna opporsi e liberarsi”.
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