“IO SONO SANTA”, UN CAPOLAVORO CHE SPICCA IL VOLO
GRANDE SUCCESSO PER LO SPETTACOLO TEATRALE SCRITTO DA ALESSANDRA MACCHITELLA - LA RECENSIONE
Un piccolo grande capolavoro. Una perfetta fusione tra teatro narrativo italiano e nuovi linguaggi, sostenuto da un testo di rara potenza descrittiva.
“Io sono Santa”, pièce teatrale scritta dalla tarantina Alessandra Macchitella sulle basi di un affascinante romanzo da lei stessa pubblicato per una editrice barese nel 2018, lascia il segno e tocca l’anima anche nella sua versione teatrale.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Orfeo di Taranto per celebrare il suo centodecimo compleanno con la regia di Clarizio Di Ciaula e la riduzione teatrale della stessa Macchitella incanta e sorprende.
Nulla si perde nella trasposizione dei linguaggi, dal racconto scritto alla rappresentazione scenica: l’adattamento, pur nei tempi ristretti del palcoscenico, mantiene pienamente l’espressività e i messaggi lanciati dai protagonisti.
Da noi stessi definito come “romanzo della dualità”, “Santa” si trasforma in “Io sono Santa” con identica efficacia: la vicenda ruota attorno al contrasto tra uguali e opposti delle sorelle gemelle Santa e Luana: la prima è figlia fedele dei nostri tempi a volte corrotti, in cui l’immagine e la cura della bellezza precede ogni talento e vanifica il significato della fatica e dell’impegno. Santa conquista ciò che vuole attraverso la propria bellezza e la prodiga e cosciente concessione del suo corpo: Luana è il suo opposto, quasi monacale nel vestiario, seria nell’impatto, incapace di accettare il modello di vita della sorella che non riesce a comprendere, ma forse in fondo al cuore invidia persino per il suo coraggio sbarazzino. Alle spalle la tragedia familiare della morte dei genitori in tenera età, l’inversione dei ruoli riguardante la nonna (che non si vede mai) prima genitore sostitutivo delle due sorelle, poi accudita dopo la malattia. Ma, nella nebbia dell’Alzheimer, riconosce solo Santa (che di lui si cura minimamente) e non Luana che si sobbarca il mondo sulle proprie spalle.
I due ruoli, simmetrici e opposti, sono interpretati dalla giovane Francesca Anelli: sicuramente una promessa, abile a cambiare immagine, ruolo e interpretazione nell’arco dei pochi secondi che vedono alternarsi sul palco le due protagoniste.
In particolare, vogliamo soffermarci sulla credibile e sofferta interpretazione di Luana, pienamente nelle sue corde, veicolo del dolore e della rabbia che trasudava già nelle pagine originarie. Divertente e alla fine amara è la personificazione di Santa, tratteggiata come personaggio oltre le righe caricato e quasi fumettistico, più che una femme fatale.
Il contraltare del doppio personaggio femminile è lo psicologo, interpretato da Gianluca Busco: una recitazione misurata, fatta in sottrazione, adatta ad un ruolo che è di contrappunto a Santa e Luana. Prima dei colpi di scena finali che riguardano tutti i protagonisti in scena e che lasceranno a bocca aperta chi non ha letto il libro madre.
Alla modernità dello spettacolo e alla sua incisività contribuiscono i filmati brevi e significativi trasmessi su un grande LED Wall di sfondo tra una scena e l’altra. Le immagini introducono una ideale partita a scacchi tra Santa/Luana e lo psicologo, sul tetto di un palazzo della città vecchia di Taranto, con l’uso di un bianco e nero efficace e ricco di pathos, che rimanda alle interruzioni primigenie dei primi anni di Blob targato Ghezzi e Giusti.
La sfida sotterranea tra figure femminili e figura maschile poi esplode sul palco fino al coup de theatre conclusivo e al messaggio finale che sottende l’intera opera: la santa incoerenza, la possibilità di cambiare sempre e in ogni momento senza preoccuparsi del giudizio di chi ci sta accanto e dell’intero mondo.
La prima prova di “Io sono santa” è sfociata in un lungo e convinto applauso e in un successo raro per questi periodi, con un teatro Orfeo quasi da Sold Out per l’opera di una scrittrice al debutto con un testo teatrale.
In realtà, riteniamo che si tratti solo di un primo passo di un cammino letterario e non solo che potrà rivelarsi ricco di successo per Alessandra Macchitella. I suoi scritti restano un raro esempio di armonia del costrutto, di eleganza stilistica, ma soprattutto di ricchezza dei contenuti.
“Io sono Santa” meriterebbe sicuramente l’approdo a palcoscenici di carattere nazionale. Di fronte ad un esordio così promettente, la crescita ci appare come una naturale conseguenza.
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