ILVA, LE ASSOCIAZIONI CONTRO DI MAIO

Il poeta-operaio De Marco: "Vi dico la verità sul referendum Ilva. Nessun plebiscito"

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Un gruppo di associazioni ha scritto al Ministro Di Maio protestando per l’esito della trattativa-Ilva. Ccco il testo integrale;

Egregio Signor Ministro,

avremmo voluto avvicinarla questa sera se fosse intervenuto, come annunciato, alla festa della Cgil a Lecce. Ma pare non verrà più, per cui ci premuriamo di farle ricevere comunque questa lettera a firma delle associazioni e dei movimenti indicati in calce, con cui confutiamo con forza tutta la sua narrazione sul caso Ilva di Taranto, provando a ripristinare la verità dei fatti contro la sua propaganda deresponsabilizzante.

La presente sarà inviata per conoscenza a media e testate giornalistiche locali e nazionali.

Cordialità

Le bugie del Ministro Di Maio sulla questione Ilva

 

Ministro Di Maio, la questione Ilva era e resta una questione POLITICA, benché Lei l’abbia volutamente condotta su un piano prettamente giuridico e tecnico.

 

Sappiamo bene – perché lo paghiamo ogni giorno sulla nostra pelle – come ogni intendimento sia realizzabile in presenza di una REALE VOLONTA’ POLITICA.

 

Tutti i governi precedenti erano mossi dalla CHIARA volontà di salvaguardare la PRODUZIONE, il PROFITTO e la FINANZA ed in nome di questi hanno prodotto una legiferazione straordinaria imponente, a discapito di abitanti e territorio, entrambi devastati dall’azione politica e industriale.

 

  • si sono elevati i limiti di legge sugli inquinanti e aggirato le norme sulla salute,
  • autorizzato impianti assassini a restare in marcia e garantita l’immunità per i responsabili,
  • scaricati 3 miliardi di debiti della fabbrica sui contribuenti e privilegiato i crediti delle banche,
  • allungati a dismisura i termini per le prescrizioni ambientali e creati enormi buchi nei conti pubblici per le spese sanitarie,
  • elargiti fondi statali per salvare la fabbrica tutelando gli interessi che gli gravitano attorno e spesi centinaia di milioni per pareggiare le perdite e pagare casse integrazioni pluriennali.

 

Ministro Di Maio, il suo Governo non ha rivisto neppure uno dei provvedimenti con cui i suoi predecessori hanno vessato la nostra comunità e la nostra terra in modo tanto abominevole. NON uno che fosse uno.

 

Chi può mai credere poi che lo STATO non possa essere nella condizione di annullare una gara o trovare un modo per boicottarla? Per anni è stato possibile tenere in piedi un’industria fuori legge a suon di decreti e provvedimenti speciali, perché questo si voleva.

 

Lei ha mentito a Taranto sul contratto ed anche riguardo alle migliorìe che dice di aver ottenuto sull’ambiente e sul lavoro e sta continuando a farlo:

 

  • Ha sostenuto di non essere a conoscenza del contratto prima delle elezioni che, non è una scusante, ma un’AGGRAVANTE, rispetto all’altissima responsabilità di una candidatura politica ed alle promesse fatte senza tentennamenti riguardo alla chiusura del siderurgico. Avevate tempo, competenze e risorse per fare la semplice visura che occorreva per venirne a conoscenza.
  • Ha sostenuto che l’annullamento del contratto porterebbe al pagamento di penali ed al reintegro di Mittal in Ilva a seguito di ricorso, mentre il contratto NON PREVEDE PENALI ed il suo annullamento non è AFFATTO SCONTATO CHE FAREBBE RIENTRARE Mittal nella proprietà della fabbrica.
  • Rimane in vita la famigerata Valutazione del Danno Sanitario che snaturava quella regionale arrivando a concepire una VALUTAZIONE DEI DANNI PRODOTTI SOLO A VALLE DEGLI STESSI e non prima che si verifichino. Con la complicità dei sindacati, che in fase di accordo non hanno opposto alcuna resistenza a riguardo, avete contravvenuto in toto il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE garantito dalla Comunità europea.
  • Ha sostenuto che gli incrementi di produzione saranno senza emissioni, omettendo di dire che nella valutazione prevista NON VERRANNO CONSIDERATE LE EMISSIONI DIFFUSE non convogliate
  • Parlando di miglioramenti ambientali, tutti da verificare, ha avuto il coraggio di parlare dei nostri bambini morti per strumentalizzare e avvalorare le sue giustificazioni
  • In questi mesi ha volutamente omesso di dire che c’è all’attenzione del Consiglio di Stato un RICORSO proposto da associazioni e cittadini il quale è AVVERSATO dal Suo Ministero, da quello dell’Ambiente e dall’Ilva. Il documento prodotto dal Ministero dell’Ambiente è stato addirittura redatto da un dirigente intercettato per aver detto che per Ilva avevano fatto “una porcata”. La stessa persona a cui si è affidato il compito di verificare l’ottemperamento delle prescrizioni di Ilva a Taranto.
  • Lei, Ministro, ha sostenuto che se il contratto non fosse stato già chiuso avrebbe previsto la RICONVERSIONE DELLA SOLA AREA A CALDO della fabbrica e non di tutte le fonti inquinanti come riportato nel contratto di Governo.
  • Non ha previsto nessun piano per rimuovere l’enorme quantità di AMIANTO, ancora presente nel sito ILVA di Taranto
  • Ha lasciato che le discariche di rifiuti speciali di Ilva rimanessero a carico dello Stato
  • Dal punto di vista occupazionale l’attuale accordo è perfino peggiorativo di quello precedente, con 800 occupati in meno, se si considerano i 1.500 che sarebbero stati assorbiti da una società di nuova costituzione
  • Del Piano per la riconversione economica e sociale di Taranto ha parlato solo in campagna elettorale e lo fa ora per rabbonire i tarantini, quando invece poteva essere UN’OCCASIONE PER RIDARE FIDUCIA NEL CAMBIAMENTO, piuttosto che nel salvataggio della fabbrica. Risulta ormai chiaro come questo Piano non sia MAI ESISTITO.
  • Col suo operato ha assecondato gli interessi razzisti del Nord tutelati (quelli sì) dalla Lega che, da sempre, si era espressa per il mantenimento in vita della fabbrica, avendo alla fine ragione. Non risulta in questo secondario considerare che la LEGA INVESTI’ FONDI PROPRI IN UN BOND di ARCELOR MITTAL. Genova, a suo tempo, fu tutelata da un ACCORDO DI PROGRAMMA che garantì l’occupazione e l’ambiente a scapito di Taranto
  • Non ha considerato le DEVASTAZIONI AMBIENTALI E SOCIALI prodotte da Mittal OVUNQUE abbia prodotto nel mondo

 

Molto più dei cavilli giuridici e dei possibili ricorsi di Mittal, avrebbero dovuto terrorizzarla gli effetti sulla nostra gente della sua inerzia, perché questa comporterà di fatto l’ammalarsi e LA MORTE DI ALTRE PERSONE.

 

La sua inazione è deprecabile in sé ed è deprecabile anche come forma di DERESPONSABILIZZAZIONE POLITICA rispetto ad un’EMERGENZA GRAVISSIMA, che nessuna legge speciale potrà mai lenire.

Lo dica anche ai suoi sodali eletti nel nostro territorio, ancora pronti a raccogliere e rilanciare tutte le sue IRRESPONSABILI MENZOGNE!

 

 

 

                                                     Associazione Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti

                                                     FLMUniti CUB sindacato di base

                                                     Associazione Giustizia per Taranto

                                                     Associazione Legamjonici

                                                     Gruppo Tamburi Combattenti

                                                     Associazione Taranto Respira

                                                    Movimento TuttaMiaLaCittà Taranto

                                                    singole e singoli cittadine e cittadini

 

Si registra anche la dura presa di posizione del poeta-operaio Vincenzo De Marco, pubblicata sui social network. Tra le altre cose De Marco sottolinea, riguardo all’esito del referendum Ilva:

La verità è questa e con questo post non intendo difendere nessuno. Con questo post voglio solo dire la verità.
Non è stato un plebiscito anzi. Ha votato il 60% degli operai. Il 40 si è astenuto e di questo 40 c’è da fare qualche distinguo. Alcuni non hanno votato perché sapevano che il referendum era palesemente una farsa. Altri perché impossibilitati. Altri ancora perché inibiti dal fatto che si dovesse votare ad urne aperte di fronte ai delegati del sì. Poi ci sono i 392 operai/eroi che hanno votato NO nonostante sapessero che sarebbe servito a poco. E lo hanno fatto, ripeto, ad urne aperte e di fronte ai delegati del sì… e questo non è normale. Il 5% in queste condizioni non è un numero esiguo. Sarebbero stati molti ma molti di più i no in condizioni normali. Di questo ne sono certo. 

De Marco, inoltre, precisa:


Ribadisco. 392 NO non sono pochi visti i votanti, viste le condizioni in cui si votava e sapendo che il voto sarebbe servito poco o a nulla.
La città e l’intero territorio dovrebbe essere al fianco di questi operai e di quelli che avrebbero voluto votare no ma non lo hanno potuto fare per le ragioni descritte precedentemente.
Ci abbiamo messo anni per unire città e lavoratori e poi è bastato un titolone falso e forviante per sgretolare tutto.
Sentitevi colpevoli e complici per ciò che a breve potrebbe accadere.

Un operaio

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