IDENTITA’ DI GENERE, UN CORSO PER IL PERSONALE ASL

Nostra intervista alla dottoressa Antonella Palmitesta

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di ANGELICA GRIPPA

Taranto è la prima città d’Italia a preparare l’intero personale sanitario di una Asl sull’orientamento e l’identità di genere. Il progetto ha una grande portata innovativa. Parte dal quotidiano, dal disagio e dalla sofferenza e si pone l’obiettivo di migliorare il mondo del lavoro contemporaneo.

Ne parliamo con la dottoressa Antonella Palmitesta,  da anni impegnata su tanti fronti per il riconoscimento dei diritti degli Lgbt. E’ presidente nazionale di NUDI, Associazione Nazionale Psicologi per il benessere della psicologia LGBT, vice-presidente del Cest, Centro Salute Transgender e gender variant, presidente europea della SSESC, Società Europea di Sessuologia clinica e scientifica, membro ONIG, Osservatorio Nazionale identità di genere. Svolge anche il ruolo di psicologa sessuologa e psicoterapeuta che la porta quotidianamente a stretto contatto con il disagio, ricevendo pazienti a Taranto, Roma e Milano. Da freelance partecipa a convegni su tutto il territorio nazionale. Il corso ha l’obiettivo di abbattere quelle barriere di pregiudizio e non accettazione che sconvolgono ogni ambiente lavorativo.

Dottoressa Palmitesta, ci spieghi l’iniziativa.

«I corsi avranno luogo presso il padiglione “Da Vinci” dell’Ospedale Santissima Annunziata di Taranto. Avranno inizio nel mese di novembre e si concluderanno a febbraio. Gli incontri avverranno una volta al mese e saranno rivolti all’intero personale sanitario, dal dirigente all’infermiere, al dottore sino al direttore».

Qual è l’obiettivo del corso?

«Vogliamo fornire informazioni corrette sull’identità sessuale e, in particolare, sull’orientamento sessuale, sulla depatologizzazione scientifica dell’omosessualità e la disforia di genere. Il nostro lavoro mirerà allo scardinamento di un eterosessismo interiorizzato. Per raggiungere questo obiettivo sarà fondamentale eliminare stereotipi e pregiudizi. Avremo raggiunto l’obiettivo solo quando sarà migliorata l’accoglienza di pazienti omosessuali e transgender, ma soprattutto la relazione fra colleghi con un’identità di genere differente».

Cosa cambierà concretamente?

«Sono sincera, non lo so. Ad ogni modo mi auguro di aggiungere un piccolo tassello alle competenze professionali e alle capacità relazionali di ogni uditore a cui il corso sarà rivolto. Sarebbe un sogno arrivare in reparto alla fine del corso, e ritrovare una sostituzione nei termini utilizzati: da gay o trans, a persona. Una vittoria e un dono bellissimo>>.

Cosa si augura nelle altre città d’Italia?

<<Mi auguro che ogni ospedale italiano proponga dei corsi di formazione a tutto il personale sanitario sull’identità di genere. Dovrebbe diventare obbligatorio nella formazione stessa: al centro c’è il benessere psico-fisico dei pazienti. Anche nell’etica professionale è imprescindibile il rispetto dell’identità sessuale della persona».

L’iniziativa è stata promossa grazie alla collaborazione del dirigente dell’Asl, il dottor Gianrocco Rossi.

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