E’ il 6 febbraio 1978 e manca poco all’una di notte. Dopo il pareggio a reti inviolate con la Cremonese, in cui un palo e il portiere della squadra avversaria gli negano più volte il goal, il centravanti del Taranto, “il numero 9” Erasmo Iacovone, decide di trascorrere la serata nel ristorante La Masseria dove assiste allo spettacolo del comico Oreste Lionello.
Erasmo non ha molta voglia di andarci, ma accetta l’invito. Al ritorno, ripercorre la stradina del ristorante per tornare a casa a bordo della sua Citroen Dyane 6 fino a quell’intersezione maledetta con la statale 7, quella che collega San Giorgio Jonico a Taranto. In quel preciso momento, sopraggiunge una potente Alfa Romeo Gt2000 che, a fari spenti, corre a più di 180 km/h: è stata rubata verso le dieci di sera ed è in fuga dalla Giulia della Polizia che lo tallona a sirene spiegate e che non demorde. La Citroen di Iacovone si immette sulla strada principale, venendo centrata in pieno dalla vettura rubata. L’impatto è terrificante. L’Alfa in fuga, sbandando, colpisce al posteriore della fiancata sinistra la piccola Citroen che, roteando su se stessa, ferma la sua corsa quasi cinquanta metri più avanti. Il calciatore del Taranto viene sbalzato fuori dall’abitacolo e verrà ritrovato quasi venti metri più avanti, su una cunetta. Nulla potranno i soccorsi giunti sul posto.
Questa storia e gli altrettanto tristi momenti che seguiranno, è cara a tutta la città di Taranto, anche per i risvolti calcistici di quella stagione sportiva. Oggi rivive con il tributo del giornalista e scrittore tarantino Ivan Scelsa, inserita nel libro Nero Alfa, scritto a quattro amni con lo storico Paolo Masotti.
C’è infatti un sottile ‘filo rosso’ che lega questa e le altre storie al mondo dei motori. Ma il rosso, aimè, non è solo il colore ufficiale delle vetture italiane in gara, è anche quello del sangue, versato da uomini dello Stato, malavitosi e ignari cittadini che, come Iacovone, sono rimasti vittime dell’eterna lotta tra il Bene e il Male. Ed è proprio lì, che si trova un’infinita di gradazioni di tonalità e di sfumature. Dal rosso nasce un incredibile caleidoscopio di tinte che passano attraverso il giallo, il rosa dell’amore, il grigio dell’asfalto, il nero della morte…
Attraverso una carrellata di modelli ed eventi che va dagli anni Trenta del secolo scorso sino al Nuovo Millennio, gli autori solleticano la memoria del lettore, elevando la fantasia di milioni di appassionati e di crime, che hanno così modo di spaziare tra delitti di ogni tipo e, allo stesso tempo, tra i più nobili ideali, spesso culminanti nell’estremo sacrificio.
Cosa nostra, terrorismo, intrecci tra politica e malaffare, criminalità comune e storia d’Italia, partendo cronologicamente dall’ultimo conflitto mondiale. La presenza di almeno una vettura del Biscione è l’elemento costante e non un semplice pretesto per raccontare altro. Un viaggio lungo settant’anni, più o meno noti, volutamente narrati con stile essenziale, per lasciare spazio ai fatti e a particolari (anche inediti), sfatando persino qualche mito grazie alla forza di dati ufficiali e della cronaca d’epoca di cui vi è ampio corredo fotografico.
Il libro è l’occasione per rileggere -oltre a quell’incredibile ultimo capitolo di vita di Erasmo Iacovone- anche la storia del nostro Paese da un punto di vista diverso, seduti al volante di un’Alfa Romeo, vivendo la scena del crimine attraverso il parabrezza dell’auto. Non si parla di cilindrate e prestazioni e non vi è riportato alcun dato tecnico: non è questo il fine. Ponendo l’accento sull’accaduto, gli autori mettono l’automobile al servizio del vero sapere, elevando il “mezzo meccanico” a “Mezzo della Memoria”.
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