FIM-CISL: “ILVA, COSA DIREMO A DI MAIO”

Parla il segretario D'Alò in vista dell'incontro di domani al Mise

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“Domani pronti per l’incontro con il Ministro Luigi Di Maio su Ilva”. Valerio D’Alò, segretario provinciale della Fim Cisl, elenca le richieste del sindacato in vista della nuova riunione al Ministero dello Sviluppo Economico.

“Una delle domande a risposta secca che, sia le Organizzazioni Sindacali sia parte delle associazioni vorrebbero fargli, è quella legata al futuro dello stabilimento.

Piacerebbe conoscere, una volta per tutte, in maniera chiara, le intenzioni del Governo sulla vicenda Ilva: tenere aperta la fabbrica, proseguendo sulla via delle bonifiche e della messa a norma degli impianti o chiuderla, come spesso si sente dire da esponenti del M5S.

Quella di domani pomeriggio, sarà l’occasione per ribadire al Ministro che i lavoratori hanno necessità di comprendere come si vorrà traguardare la proroga senza costi per lo Stato, considerato che l’unica via percorribile sia quella di aumentare la Cassa integrazione o diminuire le manutenzioni già carenti non da ora, ma da anni.

Faremo presente al Ministro che negli ultimi anni il livello di sicurezza degli impianti – anche a causa della razionalizzazione delle manutenzioni – è diventato basso. Solo dall’inizio dell’anno, come dimostrano i dati da noi raccolti,  l’indice degli infortuni ha subito una forte impennata: dal 1° gennaio si sono registrati importanti eventi nell’area acciaieria con sversamento di acciaio incandescente o foratura di siviera; smottamento lungo il tratto stradale della zona Grf. Anche nell’ultimo mese diversi gli infortuni denunciati – con prima prognosi dai 2 ai 40 giorni –  tra i lavoratori diretti.

Domani a Roma porteremo con noi anche la voce dei lavoratori dell’appalto e dell’indotto, che per il 62% circa appartengono alla categoria dei metalmeccanici e dei lavoratori in cassa integrazione delle aree ferme, i quali vogliono garanzie sul proprio futuro.

Abbiamo fatto nostre le preoccupazioni dei lavoratori della ex Marcegaglia Taranto, abbandonati da tutte le istituzioni e segno tangibile che un conto è “a parole” annunciare riqualificazioni dei lavoratori e loro impiego promettendo alternative, un altro conto è “nei fatti” farlo già con sole 70 unità scarse, figuriamoci con 20mila.

Apprensioni – anche queste – che, al margine dell’incontro, rappresenteremo al vice Premier.

Da parte del Ministro Di Maio ci aspettiamo una posizione chiara. Al tavolo le Organizzazioni Sindacali non faranno mancare quel giusto contributo costruttivo, utile a produrre una soluzione definitiva per Taranto.

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