“DEPURATORE SAVA-MANDURIA, MEGLIO SOSPENDERE I LAVORI”

L'intervento di Salvatore Fuggiano del Movimento Idea

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Sulla questione del depuratore consortile Sava-Manduria interviene Salvatore Fuggiano, componente della direzione nazionale del Movimento Idea. Di seguito il testo integrale:

Il parere del Comitato per il rilascio delle Autorizzazioni Ambientali della Regione Puglia, che ha ritenuto incompleta e non adeguata la documentazione fornita dall’AQP ai fini del rilascio della VIA sul progetto per il riutilizzo dei reflui trattati dal costruendo depuratore consortile Manduria – Sava, con relativi scarichi complementari nel bacino di Torre Columena, non ci ha per nulla sorpresi, perché noi, dice l’avv. Salvatore Fuggiano, più volte con i nostri innumerevoli interventi ne avevano preannunciato l’esito. In particolare sulla documentazione per la Valutazione di Impatto ambientale il Comitato ha rilevato l’assenza: – di una relazione relativa al riutilizzo delle acque reflue sia da parte del Consorzio di Arneo sia del Comune di Manduria, e l’assenza di una stima dei periodi e dei relativi metri cubi; – della progettualità di dettaglio delle opere a servizio del sistema di riutilizzo/distribuzione per usi irrigui ed usi civici con le modalità di gestione poiché, considerato che il riuso avverrebbe soltanto per cinque mesi all’anno, lo scarico principale sarebbe costituito dallo scarico sul suolo attraverso le vasche disperdenti che non sono conformi alle disposizioni di cui alla parte III del D.Lgs. 152/2006; – di indicazioni sulle modalità di scarico per eventuali mal funzionamenti dell’impianto di depurazione, anche nel caso di gravi incidenti e o calamità; – di elaborati per la manutenzione e conduzione dei bacini disperdenti e il mantenimento della loro efficienza; – di monitoraggio dei potenziali effetti sullo stato del Bacino di Columena, delle aree contermini, all’interno dell’area protetta con l’indicazione delle misure si prevenzione e contenimento degli impatti ambientali; – di valutazioni appropriate degli effetti sulla qualità delle acque del bacino, considerato che lo scarico avverrebbe in contrasto con l’art. 65 delle norme tecniche di attuazione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale. Il Comitato ha rilevato anche una possibile discordanza con le indicazioni del regolamento regionale 13/2017 delle trincee drenanti, ma noi crediamo, continua Fuggiano, che sia già stata violata la norma relativa alla distanza di almeno 500 metri dalle case di Urmo, in gran parte dotate di opere di captazione di acque (pozzi) destinate all’uso umano; Riguardo al rispetto della parte II del D.lgs.152/2006, lo stesso Comitato ha rilevato l’assenza: – di un progetto per la messa in opera di condutture e relative opere di mitigazione, in particolare per le aree a bosco; – dell’indicazione di tutte le aree di cantiere sia per lo scarico nel bacino di Torre Columena sia per la rete di distribuzione/riutilizzo dei reflui depurati; – della relazione per il riutilizzo con relativo bilancio di energia occorrente per la realizzazione e conduzione dell’impianto; – di approfondimenti relativi al malfunzionamento dell’impianto e relative conseguenze sulle acque depurate, anche con riferimento al corretto funzionamento dei bacini disperdenti; – di valutazione sugli effetti indotti sul suolo e relativa evoluzione conseguente agli effetti dello scarico (bacini disperdenti) e alla modificazione del microclima con le aree contermini al buffer ecologico e alla trasformazione del paesaggio. E’ stato verificato dallo stesso Comitato il contrasto con gli artt. 62, 63, 65 e 71 delle Norme di Attuazione del Piano Paesaggistico e con la legge regionale istitutiva del Parco, pertanto, non è stata ritenuta adeguata la documentazione prodotta ai fini della dimostrazione dei presupposti della deroga ai sensi dell’art. 95 delle N.T.A. dello stesso PPTR. Inoltre, con riferimento al SIC non è risultata adeguata la documentazione prodotta ai fini della Valutazione di Incidenza. Infine, è stato rilevato che manca una descrizione degli effetti indotti dal mal funzionamento ed in caso di calamità sulla salute umana. L’AQP, insomma, non è stato in grado di superare le criticità segnalate con la nota del 5 agosto scorso del Dipartimento Agricoltura – Sezione Risorse Idriche, specie riguardo alle disposizioni del regolamento regionale n. 13/2017 che deve essere obbligatoriamente osservato. Con questo provvedimento, conclude Fuggiano, il Comitato oltre a bocciare il progetto di scarico nel bacino di Torre Columena, senza dubbio, ha certificato pure che le trincee drenanti del depuratore, contrastano con le norme del D.Lgs. 152/2006 e con quelle del Regolamento Regionale n. 13/2017, perciò non si comprende l’ostinazione di Emiliano e di AQP nel proseguire la realizzazione di un’opera sostanzialmente abusiva, con il reale rischio della sua obbligatoria demolizione. A questo punto sarebbe più ragionevole sospendere i lavori e verificare soluzioni alternative senza rischiare di sprecare inutilmente ulteriori risorse.

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