DECRETI CORONAVIRUS, COMMERCIALISTI INSODDISFATTI

L'intervento del presidente Cosimo Damiano Latorre

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Il decreto legge 17 marzo 2020 “CURA ITALIA”  lascia completamente insoddisfatti i commercialisti e gli esperti contabili.

 

Esso contiene una serie di previsioni normative, a cui l’ordine dei commercialisti risponde con proposte finalizzate a contenere la profonda crisi che scaturirà dall’emergenza “Covid-19” che sta coinvolgimento tutto il sistema Paese ma che potrebbe avere pesantissime ripercussioni in tutta Europa, fino ad arrivare ad uno sconvolgimento globale.

In continuità con l’ultima richiesta avanzata dal Presidente del Consiglio Nazionale Massimo Miani, rivolta al Presidente Conte e al Ministro dell’economia e delle finanze Gualtieri, i commercialisti di tutta Italia chiedono  la sospensione prolungata di tutte le scadenze concernenti adempimenti e versamenti di qualsivoglia natura (fiscale, civilistica, in materia di lavoro, previdenziale ecc…) e la compensazione dei crediti per imposte dirette anche prima della presentazione delle dichiarazioni. Il Presidente Miani, inoltre, chiede  “di  estendere ai Commercialisti le misure di sostegno previste dal decreto legge n. 18/2020 a cui  questi ultimi non hanno diritto (come, a titolo esemplificativo, il credito d’imposta per gli studi professionali condotti in locazione, le indennità e le altre misure di sostegno per il lavoro previste dal Titolo II del citato d.l) ….”.

“Io non so ad emergenza cessata che cosa ne sarà dell’economia italiana – afferma il presidente dell’Ordine tarantino  Cosimo Damiano Latorre –  anche se non è difficile immaginare che si dovrà affrontare la più importante recessione economica dal secondo dopoguerra ad Oggi. E,  a differenza dell’ultima crisi iniziata nel  2008/2009, questa sarà per il nostro tessuto economico non una crisi di domanda, ma una crisi di offerta. Se così sarà, allora il Governo, oltre a garantire il giusto e sacrosanto sostegno a Famiglie, lavoratori, imprese ecc… deve porre in campo anche tutti gli strumenti, finanziari, amministrativi, fiscali e previdenziali, che aiutino tutti ad investire per essere al passo con una economia che, al termine dell’emergenza coronavirus, sarà comunque profondamente mutata. Non solo dunque giusti interventi di sostegno,  ma – continua Latorre – anche incentivi agli investimenti per imprese e professionisti”.

“La decisione, saggia ed opportuna, di “chiudere l’Italia”, comporta come conseguenza logica  che non si può e non si deve chiedere ai contribuenti il pagamento delle tasse e contributi come se fossimo in un normale periodo di attività lavorativa, ignorando che un fermo effettivamente c’è stato e non sappiamo nemmeno quanto durerà. Io mi pongo diverse domande – dice Latorre – Che valutazione si può dare al provvedimento contenuto nel DL “Cura Italia” della proroga di due anni dei termini di accertamento a fronte di una brevissima dilazione concessa per il versamento delle scadenze del 16 marzo scorso?

A cosa serve, in queste condizioni, confermare gli ISA per gli anni 2019 e 2020? Non sarebbe stato più opportuno, anche in ragione delle tante carenze tecniche già in precedenza evidenziate, congelarli? Che senso ha sospendere, come se fosse una interruzione feriale, solo per 38 giorni e solo taluni procedimenti incardinati con l’agenzia delle Entrate? Se non ci si può muovere da casa, anzi se non ci si deve doverosamente muovere da casa e non sappiamo per quanto tempo, non era più giusto interrompere tutti i termini processuali sino a cessata emergenza? E se in questo periodo all’approssimarsi delle prossime scadenze fiscali, il contribuente non ha i soldi per pagare perché non ha lavorato, perché penalizzarlo anche con le sanzioni e gli interessi? Non sarebbe stato più giusto dare una congrua dilazione per detti pagamenti senza, sanzioni e senza interessi? Siccome il reddito per l’esercizio 2020 sarà sicuramente compromesso perché non eliminare gli acconti d’imposta previsti nel mese di Novembre?

Le questioni sono tantissime. Dobbiamo confidare che almeno per gli aspetti più significativi il Governo, meglio sarebbe il Parlamento, ponga rimedio in sede di conversione.

Un’ultima annotazione. L’Europa non creda che sia sufficiente sbloccare il fiscal compact per dare una mano all’Italia e le altre Nazioni europee fortemente colpite dal coronavirus; non basta! Occorre stanziare contributi/prestiti a fondo perduto per incentivare i lavoratori autonomi a proseguire e/o avviare nuove attività economiche, accollandosene il rischio, perché sono questi soggetti che pagheranno per primi il prezzo più caro di questa crisi (loro non hanno lo stipendio o l’ammortizzatore sociale). E se così non sarà, non solo non si creeranno nuovi posti di lavoro, ma sarà difficile anche mantenere quelli pre-crisi.

Non so – conclude Latorre – che futuro stiamo lasciando ai nostri figli!”

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