CRISI ECONOMICA, SINDACATI PREOCCUPATI

"POCHE CERTEZZE, GRANDE FIBRILLAZIONE"

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Allarme dei sindacati Cgil, Cisl e Uil per la gravità della crisi economica che sta attraversando l’area di Taranto, tra impatto Covid, vicenda ArcelorMittal e crisi vecchie e nuove. I sindacati annunciano l’avvio di un confronto con le realtà dell’associazionismo economico per definire strategie comuni verso il governo. Per i sindacati, “le ultime vicende legate al Tavolo Istituzionale Permanente, che ha subito un’involuzione dirigista, hanno privato l’intero territorio dell’unica sede di condivisione delle scelte che aveva operato sin dal 2015”. Ad oggi – affermano i sindacati – l’aver disgiunto la trattazione delle crisi aziendali dalle politiche sullo sviluppo si traduce in un mero spostamento delle stesse sul livello regionale”. Inoltre, si aggiunge, c’è “assenza di un livello provinciale in grado di effettuare un lavoro di sintesi” e manca “una proposta specifica in grado di cogliere le esigenze del territorio”.

“Questa situazione – affermano i sindacati – rischia di determinare un disordine metodologico suscettibile di sconfinare nella logica asfittica dei “compartimenti stagni” che frammentano le problematiche e disconnettono le due fasi (gestione delle crisi e sviluppo), affidandole ad interlocutori diversi”. “Occorre invertire rapidamente il percorso sin qui seguito, a partire dalla costituzione di un tavolo di sviluppo e di rilancio del territorio, di carattere politico, in grado di presidiare, monitorandole puntualmente, le diverse emergenze economiche e occupazionali, stabilendo i giusti raccordi in grado di azionare i meccanismi di collegamento tra i bacini di crisi e gli investimenti”.  Attualmente, per i sindacati, “il sistema economico-produttivo locale, anche a causa della drammatica crisi epidemiologica in atto, flette pericolosamente e si infrange su nuove, gravi, criticità. Alla mai risolta questione siderurgica, che smarrisce finanche le poche certezze contenute nell’accordo Governo-Mittal del 10 dicembre scorso, si affianca, ora, il definitivo crollo del tessile che, prima con gli stabilimenti di Miroglio, ora con le Tessiture Albini di Mottola, perde definitivamente la sua dimensione industriale. Entra in fibrillazione finanche l’asset di più alto livello tecnologico dell’intera provincia, quello dell’aerospazio dello stabilimento Leonardo di Grottaglie con i suoi duemila addetti”. Inoltre, evidenziano i sindacati, “stagnano i settori emergenti della logistica e della portualità che, ad un anno dall’insediamento del nuovo terminalista (i turchi di Ylport), sono ancora alle prese con le operazioni di ri-funzionalizzazione dello scalo mentre continua a stentare la ripresa dei traffici”. Infine, per “diverse iniziative in ambito imprenditoriale (Ferretti, Philip Morris), la progettualità è ancora allo stato iniziale”. (AGI)

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