ARRIVA IMPIANTO DI RECUPERO MATERIALI PLASTICI NON PERICOLOSI?

PRESENTATA RICHIESTA ALLA PROVINCIA. MA CI SONO MOLTI NO

748

La società “Unità di Misura” di Pavia ha avanzato alla Provincia di Taranto un’istanza per il rilascio del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) per un “Nuovo Impianto di trattamento rifiuti plastici non pericolosi e produzione di Secondary Reducing Agent (SRA)”. In sostanza, si prevede un impianto di recupero di rifiuti plastici non pericolosi finalizzato alla chiusura della filiera attraverso la produzione di un “Agente Riducente Secondario” (SRA). Quest’ultimo verrebbe usato in alternativa al coke negli altoforni per la produzione di acciaio, ma anche come combustibile solido secondario da impiegare in alternativa al pet coke nell’alimentazione dei forni dei cementifici. Anche se pensato per il siderurgico, allo stato non ci sarebbe alcun collegamento tra il progetto e l’attuale gestore dell’acciaieria di Taranto, ArcelorMittal. L’impianto viene proposto in un capannone già esistente nell’area di Sviluppo sviluppo industriale del Comune di Taranto, ex Asi, in località “Pantano” lungo la statale 106 per Reggio Calabria, prospiciente l’area del molo polisettoriale del porto. L’impianto, si spiega, avrà una capacità di trattamento pari a 100.000 tonnellate all’anno di rifiuti plastici non pericolosi. I rifiuti plastici derivati dai processi di selezione, non avviabili a riciclo come nuova materia, opportunamente preparati, diverranno SRA (Secondary Reducing Agent) e sono utilizzati in altoforno. Tale “agente riducente” sviluppa reazioni di ossidazione dei minerali ferrosi, con la possibilità di sostituire una percentuale che si attesta attorno al 6‐13 per cento del coketradizionalmente utilizzato, con risparmi ambientali (minore produzione di CO2) e riduzione delle emissioni della cokeria”. Contro questo progetto, che è ancora allo step iniziale del percorso autorizzativo, si schiera Peacelink, una delle associazioni ambientaliste più attive di Taranto. Il suo portavoce, Alessandro Marescotti, dichiara che “se passa il progetto, negli altoforni dell’Ilva arriverà la plastica di tutto il mondo trasformandoli in grandi inceneritori. Il porto di Taranto – aggiunge – vedrà arrivare navi cariche di rifiuti di plastica. La plastica sostituirebbe una parte del carbon coke, con una riduzione della produzione delle cokeria, che è altamente inquinante e che è una minaccia per la salute degli abitanti del quartiere Tamburi di Taranto”. Secondo Marescotti, “c’è chi invita a fare muro esprimendo con decisione un parere contrario a questo progetto di trattamento dei rifiuti plastici alternativi al carbon coke.Ma – afferma – dovremmo dimostrare che questo progetto produce più inquinamento del coke e della cokeria. Cosa molto difficile”. “Ma soprattutto – sostiene ancora Marescotti – una simile lotta ci porta a scegliere il coke al posto della plastica o la plastica al posto del coke. E’ una cosa assurda e insensata”.“La nostra lotta – rileva Peacelink – è per la chiusura delle fonti inquinanti dell’Ilva, senza farci deviare su una iniziativa di retroguardia che ci distoglie dal nostro vero compito e che – anche se vinta – ci lascerebbe con il coke e la cokeria dell’Ilva”. Per Marescotti, “la gente è arrabbiata e ha bisogno di avere una controparte da bersagliare. Ma stiamo attenti – raccomanda l’esponente ambientalista – a scegliere l’obiettivo e la controparte. Stiamo attenti a lanciare contro l’Ilva una campagna plastic-free per poi scoprire che, vincendo, otteniamo nuovamente il carbone”, conclude. Contro quest’impianto, qualche giorno fa aveva espresso critiche anche l’europarlamentare M5S, Rosa D’Amato. (AGI)

Comments are closed.