ARCELORMITTAL, PRIMA GLI ITALIANI

Cambiano i dirigenti dello stabilimento: via gli stranieri. Le scelte della multinazionale

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ArcelorMittal Italia si accinge a cambiare i dirigenti dello stabilimento siderurgico di Taranto sostituendo i manager portati dalla multinazionale e inseriti nei posti chiave della fabbrica con manager italiani, probabilmente presi anche dalle fila dello stesso stabilimento.
L’avvicendamento partirebbe da Stefan Michel Van Campe, il direttore dell’area a caldo, molto importante perché comprende altiforni e acciaierie, e via via coinvolgerebbe altri ruoli di responsabilità.

In questo modo si compirebbe un’operazione volta tra l’altro a “italianizzare” la fabbrica cercando di aprire col territorio di Taranto e della Puglia e con le istituzioni locali un rapporto diverso da quello fortemente conflittuale dell’ultimo anno. 

Il fatto che alcuni dirigenti si accingono a lasciare gli uffici della direzione è stato notato da quanti, in queste ore, hanno avuto modo di frequentare il palazzo della stessa direzione di stabilimento.
La notizia dell’avvicendamento circola anche in ambienti imprenditoriali locali collegati per rapporti di lavoro al siderurgico, che affermano di aver visto dirigenti intenti a svuotare le loro stanze e pronti a lasciare Taranto.
A quanto pare, il vertice della multinazionale avrebbe dato il suo placet all’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, per questo cambio. Tutto era cominciato a novembre scorso quando Morselli ha preso il posto, al vertice dell’azienda, di Matthieu Jehl che era stato nominato dalla multinazionale.
A seguire è stato cambiato il direttore delle risorse umane, con Arturo Ferrucci (che aveva lavorato con Morselli ad Ast Terni), il quale ha preso il posto di Annalisa Pasquini, anch’essa indicata mesi addietro da ArcelorMittal.
Terzo cambiamento il 7 gennaio scorso, con Domenico Ponzio, nominato direttore degli acquisti, al posto di Emmanuel Rodriquez, anch’egli espressione ArcelorMittal. L’avvicendamento dei dirigenti, oltre ad una reimpostazione più italiana dello stabilimento, sarebbe dovuto anche alla necessità di un deciso cambio di passo nella gestione a 360 gradi, visti i risultati non positivi (anche per l’andamento del mercato siderurgico ma non solo) accumulati in questo primo anno di gestione della multinazionale, subentrata a Ilva in amministrazione straordinaria a novembre del 2018.

(fonte Domenico Palmiotti/Il Sole 24 Ore)

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