VERTICE EX ILVA, LA DELUSIONE DI FIM E USB

I sindacati ribadiscono "Condizioni inaccettabili"

Si è svolto oggi l’incontro di Fim Fiom Uilm e Cgil Cisl Uil con i Ministri Patuanelli, Gualtieri e Catalfo e i Commissari di Ilva in Amministrazione Straordinaria.

Secondo il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli:

Nella ricostruzione del Ministro Patuanelli si insiste a ritenere la rimozione dello Scudo penale come pretesto per restituire gli impianti. Lo stabilimento di Taranto non si può usare a fisarmonica a seconda dei volumi.

La realtà ha evidenziato che con l’introduzione dell’emendamento, con cui si è cancellato lo scudo penale, è iniziato il disimpegno. L’azienda pagava 1,8 miliardi per acquisire Ilva e ora metterà 500 milioni per una partecipazione di minoranza, magari con il Prestito previsto dal Dl Liquidità. E tutto il resto lo metteranno i contribuenti. Un capolavoro.

Secondo ArcelorMittal, l’accordo del 4 marzo fatto con il Governo (e senza il sindacato) viene rimesso in discussione dalla vicenda Covid. Il Piano inviato venerdì è ritenuto inaccettabile e inadeguato dal Governo anche per i troppi ritardi nel cronoprogramma degli investimenti strategici tra cui il rifacimento dell’Afo5.

Come confermato dal Ministro Gualtieri, attualmente la domanda è bassa ma anche il Piano europeo prevede una spinta su siderurgia sostenibile e sui settori consumatori di acciaio. A riprova di ciò il Gruppo AM ha rinviato di un mese lo spegnimento di uno dei due altoforni di Fos-Sur-Mer nel sud della Francia.

Il piano in Italia prevedeva l’arrivo a 6 milioni di tonnellate più altre tre da bramme. Si chiuderà probabilmente tra 2 e 3 milioni di tonnellate.

L’azienda ha stracciato l’accordo del 6 settembre 2018 fatto col Sindacato e quello del 4 marzo fatto col Governo e altrettanto farà con quello inviato il 5 giugno.

Il nuovo piano prevede 3200 in Cigs già nel 2020 a cui aggiungere quelli in amministrazione straordinaria. Far slittare dal 2023 al 2025 come traguardo per ambientalizzazione e piena occupazione non solo inaccettabile ma è anche solo teorico, perché inconsistente sul piano degli investimenti e discutibile dal punto di vista dell’efficacia per il rilancio produttivo.

Il Governo conferma la disponibilità dello Stato al co-investimento ma in questo contesto bisogna assolutamente riverificare se esiste ancora un soggetto industriale che si senta ancora impegnato nel rilancio e ambientalizzazione del Gruppo ex-Ilva.

Nelle prossime ore il Governo riaprirà il confronto rigettando il piano presentato e prevede di riconvocarci, assieme all’azienda la prossima settimana.

“Sono profondamente deluso dalla discussione di questa mattina”. Così il coordinatore provinciale Usb Taranto Franco Rizzo, nel suo intervento durante la videoconferenza di oggi con Governo e commissari di Ilva in A.S.
“Ci raccontiamo cose che non conosciamo, parliamo di un piano industriale senza sapere quali sono i contenuti. Discutiamo di documenti che non abbiamo letto, questo non è un ragionamento serio. Il Covid 19 richiamato dal gruppo franco-indiano è una scusa bella e buona. Le aziende dell’appalto da quasi 2 anni vantano crediti arretrati, non certo da 3 mesi così come non è solo da 3 mesi che i lavoratori sono in cassa integrazione. E ancora gli impianti non manutenuti pagano le conseguenze di un prolungato disinteresse.
Come si può parlare di incomprensioni, queste sono malefatte! Mittal non ha praticamente rispettato nulla, ha fatto finora il contrario di tutto quello che ha detto e che era stato inserito nell’accordo da noi sottoscritto. Arcelor ora deve andare via, a Taranto non ha investito un euro. Ora chiede altre risorse pubbliche. Probabilmente per procedere al licenziamento di altre migliaia di lavoratori. Parliamo di 1,8 mld di euro che devono invece essere utilizzati per la riconversione economica e per la città. I tecnici di Ilva in AS, che hanno tutte le competenze per intervenire, devono essere messi nelle condizioni di farlo tempestivamente, perché tra 15 /20 giorni le cose potrebbero ulteriormente precipitare”.
“Con queste premesse, come si può pensare di inserire Taranto nel Green New Deal europeo attraverso la decarbonizzazione, come sostiene il ministro Gualtieri?
Come si può parlare di garanzia per la continuità occupazionale?
Come è possibile colmare la distanza tra questo piano industriale che, ci riferiscono, irricevibile e quello di cui i lavoratori e Taranto tutta hanno bisogno”?
“La politica – prosegue Rizzo – non sta facendo una bella figura: assuma finalmente decisioni coraggiose per il bene dei lavoratori e di tutta la comunità, che meritano rispetto. La nostra impressione è che ci sia un diverso atteggiamento da parte dei ministri: quello di Patuanelli più vicino alle esigenze da noi rappresentate e quello di Gualtieri certamente più distante.
Per la vertenza Mittal dunque nell’ordine: via Mittal da Taranto, nazionalizzazione e messa in sicurezza della fabbrica”.
Questa la posizione dell’Usb di fronte alle dichiarazioni del Governo. I ministri dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli e dell’Economia, Roberto Gualtieri, nell’incontro, hanno cercato di rassicurare, parlando di investimenti per arrivare a produrre acciaio con impianti che portino all’utilizzo di altri combustibili e per programmare dunque da qui a 5/10 anni la riconversione industriale, nonché il mantenimento dei livelli occupazionali: non solo i 10.700 dipendenti di Arcelor Mittal, ma anche i lavoratori ex Ilva in Amministrazione Straordinaria. I ministri hanno ribadito che Arcelor dovrà assumersi le proprie responsabilità e rispettare il contratto in essere.
Hanno partecipato alla videoconferenza anche i commissari Antonio Lupo, Alessandro Danovi e Francesco Ardito.
Prossimo confronto in presenza dell’azienda programmato per la prossima settimana.

ex IlvaIn evidenza