TARANTO: LE MANI DEL CLAN SU APPALTI, AMIU ED ELEZIONI COMUNALI

Dal 5 gli interrogatori. Armi, droga, intimidazioni ed altro: un "dossier" di 350 pagine

C’è di tutto e di più nell’ordinanza (350 pagine) emessa dal Gip Edoardo D’Ambrosio ed eseguita questa mattina dagli uomini della Guardia di Finanza di Taranto, al comando del colonnello Massimo Dell’Anna,

nell’ambito dell’operazione “Tabula Rasa” che, com’è noto, ha portato  alla individuazione di una presunta organizzazione criminale di stampo mafioso: 11 misure cautelari (8 in carcere, 1 ai domiciliari e 2 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). In tutto, risultano essere indagate 46 persone. A vario titolo vengono contestati i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (soprattutto cocaina e hascisc), al contrabbando di sigarette, alle estorsioni in danno di piccoli imprenditori locali e all’imposizione di servizi di guardiania, attività portate avanti anche attraverso la detenzione illecita di armi e munizioni. Secondo le indagini, in un caso l’organizzazione aveva imposto ad una casa cinematografica che girava un film a Taranto la guardiania dei propri sodali a mezzi e attrezzature.
Nel 2018 – secondo gli inquirenti – l’organizzazione ha procacciato voti in occasione delle elezioni comunali a Taranto, a Filippo Illiano, candidato nella lista “Taranto nel Cuore” a sostegno del candidato sindaco del centro-destra, Stefania Baldassarri. Tra le 11 misure di custodia in carcere richieste dal pm della direzione distrettuale antimafia di Lecce e non accolte dal Gip figura proprio Illiano, non essendo emerso quel “patto” elettorale che, fra l’altro, è alla base del reato associativo.

A sostenere strenuamente la candidatura di Illiano v’era uno dei personaggi-chiave dell’inchiesta, Antonio Sambito, alias “Bubù”, che con il fratello Cataldo (entrambi difesi dall’avvocato Salvatore Maggio) e il cognato Claudio Pugliese (con un altro indagato, Angelo Lupoli, si sono visti contestare il 416-bis) si sarebbero maggiormente adoperati – complice anche un dipendente della Circoscrizione comunale Tamburi-Lido Azzurro, dal quale avrebbero ottenuto schede elettorali di svariati cittadini) – per sponsorizzare il consigliere comunale uscente (due legislature nelle edizioni-Stefàno). Illiano al ballottaggio del 2018 non ottenne l’elezione, in quanto, pur ben suffragato nella sua lista, a vincere la competizione fu il candidato del centro-sinistra, l’attuale sindaco Rinaldo Melucci.

Non  solo armi, droga, intimidazioni e falsi sinistri (ai danni dell’Amiu…). Le mani del “clan”, dunque, sulla pubblica amministrazione: l’Amiu, ex società municipalizzata della nettezza urbana nella quale Antonio Sambito era assunto e dove, mercè la sponda di un alto dirigente, riuscì a scalare in breve l’organigramma interno, potendo “imporre” il suo peso nel ramo-operai e nelle società collegate.

Di elezioni si parla anche a proposito delle ultime regionali e, sempre nel campo centro-destra (Forza Italia), spunta un interessamento per una candidata. Circostanze che il Gip non ha ritenuto meritevoli di provvedimenti penali.

E poi i danneggiamenti alle Ferrovie nella tratta Taranto-Martina Franca a proposito di servizi di vigilanza privata, con una società che vede sfumare il rinnovo dell’appalto e che viene tirata in ballo per la sottrazione di 100 cavi in rame per screditare la nuova ditta appaltante.

Il peso dei Sambito, protagonisti nel recente passato di altre storie criminali sfociate in maxi-processi, emerge nel quadro accusatorio in tutta evidenza, ma sta ora alla difesa tentare la controffensiva.

In collegamento audio e video ci proverà a partire dal 5 giugno prossimo il collegio dei difensori: oltre all’avvocato Salvatore Maggio, Angelo Casa,, Adriano Minetola, Marino Galeandro e Andrea Silvestre.

In evidenza