Tragedia a Castel d’Azzano (provincia di Verona), dove un’esplosione in una casa colonica ha causato la morte di tre carabinieri e il ferimento di almeno quindici tra militari dell’Arma e agenti di Polizia, nessuno in pericolo di vita.
Secondo la prima ricostruzione, le forze dell’ordine erano impegnate in uno sgombero programmato da giorni quando, all’apertura della porta d’ingresso, il casolare saturo di gas è deflagrato, facendo crollare la struttura e investendo gli operatori impegnati nell’irruzione.
Tre persone, fratelli sulla sessantina, si erano barricate all’interno. Due sono stati subito fermati, mentre il terzo, Franco Ramponi (65), è stato rintracciato in mattinata dai carabinieri del Nucleo investigativo in un terreno di sua proprietà e non ha opposto resistenza.
In casa sono state recuperate cinque bombole di gas collocate in più stanze e resti di bottiglie incendiarie; la saturazione dell’ambiente, presumibilmente ottenuta aprendo più bombole, avrebbe provocato la deflagrazione al momento dell’accesso.
La dinamica operativa ha visto alcuni operatori calarsi dal tetto per entrare dall’alto, mentre altri si sono diretti verso l’ingresso: l’apertura della porta ha innescato l’esplosione, che ha causato il crollo dell’edificio e l’incendio successivo. La donna è rimasta ferita e bloccata sul posto, gli altri due fratelli hanno tentato la fuga. I soccorsi del Suem sono stati immediati, anche perché parte del personale sanitario era già presente per supportare lo sgombero.
I tre fratelli, Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, agricoltori e allevatori con difficoltà finanziarie, risultano già noti per due precedenti episodi analoghi (ottobre e novembre 2024), quando avevano saturato di gas l’abitazione per opporsi all’arrivo dell’ufficiale giudiziario; in quelle occasioni la mediazione aveva evitato conseguenze.
Sul posto Rosaria Amato, questore di Verona, Claudio Pagano, comandante provinciale dei Carabinieri, e Giuseppe Di Liso, comandante della Legione Veneto. Il procuratore capo Raffaele Tito ha definito la situazione “una tragedia incredibile”, sottolineando che l’operazione, delegata dall’autorità giudiziaria e finalizzata anche alla ricerca di bottiglie molotov, era stata condotta con dispositivi e cautele, ma con un esito “inaspettato e molto doloroso”.
Le vittime
Le vittime sono Marco Piffari, luogotenente carica speciale, tarantino di nascita, Davide Bernardello, carabiniere scelto, e Valerio Daprà, brigadiere capo qualifica speciale. Il sindacato Sim dei Carabinieri ha ricordato i colleghi come “stimati e amati, caduti con umiltà, dedizione e altruismo”. Due dei militari prestavano servizio a Padova e uno a Mestre.
Piffari, 56enne, era nato a Taranto e si era arruolato nel 1987. Viveva da tempo a Padova.
Il cordoglio delle massime istituzioni.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al comandante generale dell’Arma Salvatore Luongo: “Ho appreso con sconcerto e profondo dolore la notizia della morte dei tre militari dell’Arma dei Carabinieri, esprimo la mia solidale vicinanza all’Arma e sentimenti di partecipe cordoglio ai familiari».
La premier Giorgia Meloni ha parlato di “profondo dolore” ringraziando i soccorritori e sottolineando “il valore e il sacrificio quotidiano di chi serve lo Stato”.
Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ha definito “terribile” il bilancio, ricordando che “all’accesso forzoso si è subito avvertito l’odore di gas e c’è stata la deflagrazione”.
Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha reso onore alla memoria dei militari caduti esprimendo vicinanza alle famiglie e agli operatori feriti.