INCONTRO AL MISE, COSA PENSA LEGAMBIENTE

Ecco la posizione dell'Associazione ambientalista

Legambiente partecipa oggi al MISE nel pomeriggio, insieme ad altre associazioni ambientaliste e comitati di Taranto, a un incontro sull’Ilva con Luigi Di Maio, ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e delle politiche sociali.  Il tavolo sarà l’occasione per Legambiente per ribadire la propria posizione sul futuro dello stabilimento e chiedere che l”e attività industriali non arrechino nuovi danni alla salute di cittadini e lavoratori e all’ambiente. Il nodo dirimente, secondo l’associazione del Cigno verde, è, infatti, costituito dalla valutazione sanitaria”.
Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – presente al tavolo insieme a Giorgio Zampetti, direttore generale dell’associazione e Leo Corvace del Circolo Legambiente di Taranto – sottolinea: “In questi anni si sono susseguiti decreti che hanno privilegiato le ragioni dell’industria rispetto a quelle delle persone; Legambiente chiede al governo segnali concreti di una inversione di tendenza, di un equilibrio che coniughi davvero diritto alla salute, all’ambiente, al lavoro  e non ritiene ammissibile attendere una valutazione che a posteriori confermi quello che già oggi sappiamo riguardo i rischi per la salute derivanti da una produzione superiore alle 6 milioni di tonnellate annue di acciaio, ottenute dal solo ciclo integrale. Lo dicono chiaramente i dati riportati nella Valutazione del Danno Sanitario effettuata da Arpa ed Ares Puglia e dalla ASL di Taranto, che nessuno fino ad oggi ha mai confutato”.

“La richiesta – prosegue – è quella di procedere alla Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario riferita alla massima capacità produttiva ipotizzata, pari a circa 10 milioni di tonnellate, con particolare riferimento al rifacimento e riavvio di AFO 5, alla messa in esercizio delle Batterie, alla seconda linea dell’impianto di sinterizzazione. Un altro aspetto rilevante è costituito dalla futura capacità produttiva autorizzata. La configurazione ipotizzata dalla nuova proprietà, Mittal, lascia esposti i cittadini di Taranto e, soprattutto, quelli del quartiere Tamburi a rischi per la salute. Legambiente ripropone la necessità di un’area a caldo più piccola rispetto a quanto preventivato da Mittal in modo che non venga superato il limite di 6 milioni di tonnellate annue rivenienti dal ciclo integrale basato sul carbone, la attuale tecnologia produttiva. Alla nuova proprietà devono essere richiesti investimenti in favore di una importante innovazione tecnologica nel ciclo produttivo, nel segno del  “carbon free”, capace di abbattere fortemente le emissioni inquinanti”.

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