IL SECOLO D’ORO DELLA MUSICA NAPOLETANA PROTAGONISTA DI UN LIBRO

Venerdì la presentazione nell'ambito del Paisiello festival

Riccardo Muti ha più volte sottolineato l’importanza della Scuola Napoletana, che “fu una vera sorgente musicale per tutta l’Europa”. Ma proprio a Napoli il maestro ha spesso rimproverato una scarsa vitalità nel recuperare uno straordinario patrimonio musicale sul quale, invece, da diversi anni, Taranto è impegnata ad accendere i riflettori con il Giovanni Paisiello Festival, manifestazione dedicata non solo alla valorizzazione del genius loci, ma più in generale di una vasta schiera di compositori la cui formazione avvenne all’interno di un sistema che fece, per l’appunto, scuola.

In diciassette edizioni il festival promosso dagli Amici della Musica “Arcangelo Speranza”ha aperto numerose finestre sull’argomento, con concerti ed esplorazioni di quel repertorio e quei compositori. E ora affronta la questione nel dettaglio con la presentazione, mercoledì 11 settembre(ore 19, ingresso libero), nel Foyer del Teatro Fusco, di un’opera in tre volumi curata da Lorenzo Fiorito e intitolata “Il secolo d’oro della musica a Napoli. Per un canone della scuola musicale napoletana del ‘700” (Diana Edizioni).

Nel corso dell’incontro, oltre al curatore dell’opera, intervengono il direttore artistico del Festival, Lorenzo Mattei, e Attilio Cantore, entrambi autori, insieme a molti altri musicologi, di alcuni dei contributi che compongono i tre volumi, due dei quali già pubblicati (il terzo è in fase di stampa).

L’opera include voci dedicate a tutti i compositori della cosiddetta “scuola napoletana”, dal capostipite Alessandro Scarlatti sino a Paisiello, che fu peraltro il primo direttore del glorioso Conservatorio di San Pietro a Majella, passando, naturalmente, per molti dei musicisti pugliesi che, con Paisiello, quella “scuola” resero grande, dal brindisino Leonardo Leo ad un altro tarantino, Nicola Fago, sino agli operisti di Terra di Bari, Piccinni, Traetta, Sarro, Latilla, Insanguine e Tritto.

«Negli ultimi anni – spiega Fiorito, critico musicale e dottore di ricerca presso l’Università “Federico II” di Napoli – stiamo vivendo una felice renaissance della grande eredità del Settecento musicale a Napoli, con numerose iniziative, convegni e concerti in Italia e nel mondo, che propongono con frequenza sempre maggiore all’attenzione del pubblico i compositori di quel periodo, attorno ai quali c’è però ancora molta confusione riguardo a chi dovrebbe essere considerato di primaria importanza e chi meno». Pertanto «questi volumi – prosegue Fiorito – propongono la costruzione di un possibile canone per il “Secolo d’oro” della musica napoletana, dove per canone intendiamo una scelta di autori e opere da includere stabilmente nelle nostre coordinate culturali». Sono stati, quindi, selezionati e proposti quei «musicisti degni di essere inseriti in ogni storiografia musicale di quel periodo, sia per la loro preminenza artistica che per la loro rappresentatività e per le influenze esercitate nei vari contesti in cui hanno operato».

L’opera è rivolta ad esperti ma anche agli appassionati, e rappresenta uno strumento di conoscenza e approfondimento della grande storia della “Scuola napoletana” del XVIII secolo. «Abbiamo cercato dare una lettura organica, e ogni contributore – aggiunge Fiorito – ha redatto una presentazione del compositore a lui affidato con le informazioni biografiche, gli studi, le influenze ricevute e quelle esercitate, lo stile e le innovazioni musicali, una scelta ragionata delle opere e delle relative incisioni, la bibliografia essenziale». C’è, inoltre, un duplice livello di lettura dell’opera, da un lato con le informazioni essenziali (spesso di primissima mano o inedite) per gli studiosi, note biografiche e scelta di opere “imperdibili”, e dall’altro con un taglio divulgativo per interessare anche i non addetti ai lavori.

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