“EX ILVA, BASTA CON TATTICISMI E GIOCHI DI PAROLE”

L'INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO SANTORO

“La comunità tarantina, dai vari livelli istituzionali al singolo cittadino, è ancora una volta scossa per le vicende legate al caso ex Ilva. È l’ora della responsabilità a livello personale e a livello comunitario: Taranto continua a portare incisa nel suo corpo la ferita ancora aperta di una città bella ma segnata e sofferente”. Lo dichiara stasera l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, dopo il decreto legge varato mercoledì sera dal Governo su Acciaierie d’Italia, ex Ilva. “Chiediamo che il sacrificio della nostra terra e dei suoi abitanti – afferma l’arcivescovo di Taranto – diventi davvero e finalmente occasione propizia per una nuova umanità, capace di vivere fino in fondo la responsabilità di ciò che le è affidato, senza ricorrere a ciniche ed ingiustificabili scorciatoie”. Per Santoro, “in questi giorni di contrapposizione, chi ha la responsabilità di soppesare le sue scelte, bilanciando i diversi interessi in campo, non dimentichi qual è la vera posta in gioco tra le ragioni della vita e quelle del profitto”. Secondo l’arcivescovo di Taranto, “come ha ribadito la 49esima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, “tutto l’acciaio del mondo non vale quanto la vita di un bambino”. Pertanto – prosegue Santoro – i decisori politici ascoltino la voce di una comunità che in tanti anni molto ha imparato attraverso questa esperienza di dolore e sofferenza, diventando mirabile esempio di una cittadinanza attiva e competente”. “In occasione della conversione in legge dell’ultimo decreto – chiede l’arcivescovo Santoro – si accolga finalmente la richiesta dell’Ordine dei medici di istituire la Valutazione preventiva di danno sanitario per prevenire il male ed evitare di certificare solo ex post morti e malati”. “Si lascino aperte le porte del dialogo perché è questo l’unico farmaco capace di riattivare legami spezzati e di riaccendere la speranza – conclude Santoro -. Non si sprechi questa opportunità con banali tatticismi o giochi di parole. Lo si faccia per amore del bene comune, ma soprattutto per la serenità del proprio cuore”.

Mons. Filippo SantoroPrimopiano