ARCELORMITTAL, SETTIMANA DECISIVA

Domani sindacati a Roma

Una nuova tornata di incontri segna  la vicenda ArcelorMittal già da domani, giorno in cui in fabbrica ci saranno più operai al lavoro. A seguito degli incontri tra rsu di fabbrica e azienda, da domani, infatti, saranno al lavoro 230 persone in più sui tre turni. Le presenze di stabilimento passano dagli attuali 3.680 a 3.910 addetti. Tornano, tra gli altri, 53 manutentori, che sinora sono stati in cassa integrazione, dopo che i sindacati hanno più volte evidenziato ad ArcelorMittal la necessità di intervenire con urgenza sullo stato degli impianti per evitare gravi incidenti. E si realizza, inoltre, una rotazione di personale in cassa integrazione facendo turnare gli operai dell’altoforno 2, dell’acciaieria 1 e del treno nastri 1, che sono tutti fermi da alcuni mesi, sugli altiforni 1 e 4, sull’acciaieria 2 e sul treno nastri 2 che sono invece in funzione. ArcelorMittal, intanto, ha aumentato da alcuni giorni la produzione – come ha detto l’ad Lucia Morselli ai sindacati, c’è un 20 per cento in più – ed ha annunciato dal 12 ottobre la ripartenza del reparto produzione lamiere 2. Non escluso, anche se per ora non programmata, la ripartenza anche del laminatoio a freddo. L’aumento delle presenze da domani è un piccolo passo avanti. Nel siderurgico, il 50 per cento della forza lavoro è dentro e l’altro 50 per cento fuori tra cassa integrazione Covid, di cui sono in corso dal 14 settembre altre 9 settimane, ferie, malattie e permessi. Quest’ultima quota è nettamente minoritaria rispetto alla cassa Covid che resta preponderante. ArcelorMittal, che l’ha chiesta per un numero massimo di 8.147 addetti, sinora l’ha usata per un numero comunque elevato: 4.000 dipendenti. A Taranto la forza lavoro è di 8.200 unità. Domani i sindacati dovrebbero fare un ulteriore passaggio con l’azienda dopo gli incontri di venerdì per vedere se ci sono altre postazioni di lavoro da coprire. Alle 9.30, intanto, l’azienda parteciperà alla cabina di regia insediata dal Governo ma guidata dalla Prefettura di Taranto, sullo stato dei pagamenti verso le aziende dell’indotto-appalto. Sinora ArcelorMittal ha pagato complessivamente – così almeno ha dichiarato  – 9 milioni di euro. L’impegno era di pagare altri 5 milioni e la verifica di domani verterà su questo ma anche se ci sono altri pagamenti all’orizzonte. Sino a 15 giorni fa, Confindustria Taranto aveva dichiarato, per le sole imprese  associate, un credito complessivo verso ArcelorMittal di circa 40 milioni. L’azienda committente ha detto ai sindacati che nel giro di due settimane potrebbe azzerare il pregresso. L’altro incontro si tiene invece domani alle 16 a Roma, nella sede Mise di via Sallustiana 53. Vi partecipano i sindacati Fim, Fiom, Uilm, Usb e Ugl, i ministeri Mise, Mef, Lavoro, Ambiente e Invitalia, la società pubblica, quest’ultima, che sta trattando con ArcelorMittal l’ingresso dello Stato nella compagine societaria. Domani non c’è ArcelorMittal. Non è stata invitata. In questa fase, la discussione è tra Governo e sindacati. È il primo dei confronti promessi dal ministro Stefano Patuanelli ai sindacati nell’incontro dello scorso 23 con l’obiettivo di riprendere le fila del negoziato in vista della stretta finale. Lo scenario resta molto incerto. Da come si strutturerà la nuova società e quali progetti avrà, agli esuberi e alla loro gestione, tutto è ancora da definire. E non si placano le proteste a Taranto.

Il sindaco Rinaldo Melucci ha contestato, opponendosi, la nuova proroga chiesta da ArcelorMittal al ministero dell’Ambiente sull’ultimazione della copertura dei nastri trasportatori in funzione anti-polveri. È una delle prescrizioni ambientali che ha già avuto diversi rinvii nella tempistica. A ciò si aggiunga che il comitato che raccoglie diverse associazioni ambientaliste ha protestato contro il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ha prospettato la possibilità che la Regione, attraverso Acquedotto pugliese, possa entrare nel capitale della nuova società, ed ha paventato un ricorso alla Corte dei Conti. Mentre per la quindicesima volta consecutiva è stata inviata al premier Giuseppe Conte la lettera che chiede la chiusura dell’acciaieria le cui adesioni sono nel frattempo arrivate a 5.931 cittadini e 61 associazioni. Tramite diversi ministri, il Governo ha intanto sottolineato che lo Stato sarà comunque della partita anche se ArcelorMittal dovesse disimpegnarsi. (AGI)

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