ALBINI, PASQUA DAVANTI AI CANCELLI CHIUSI

MOMENTO DIFFICILE PER I LAVORATORI DELL'AZIENDA TESSILE

Hanno festeggiato Pasqua sostando davanti ai cancelli della loro azienda, la Tessitura di Mottola, che il gruppo tessile Albini, di Albino (Bergamo), ha avviato alla liquidazione. Sono i lavoratori, poco più di un centinaio, dello stabilimento Albini della provincia di Taranto. Questi, da quasi due mesi, da quando l’azienda ha annunciato il suo piano, vivono una situazione di profonda incertezza. Stamattina gran parte dei lavoratori erano davanti all’opificio. È stato apparecchiato un tavolino, con pezzi di colomba pasquale e alcune bottiglie per un brindisi augurale. Erano presenti i rappresentanti sindacali, il sindaco di Mottola, Gianpiero Barulli, mentre un sacerdote ha impartito la benedizione ai presenti. Nell’ultimo incontro in video call con la task force occupazione e lavoro della Regione Puglia, Albini, che a Mottola produce tessuti per camicie, ha confermato la volontà di dismettere l’azienda nel Tarantino. Ha annunciato di aver dato incarico ad una società di scouting di cercare possibili nuovi imprenditori che si facciano avanti per rilevare l’azienda e farsi carico della manodopera. Allo stato, però, non c’è alcuna novità su questo fronte, come hanno confermato gli operai stamattina. Albini si è detto disponibile ad anticipare la cassa integrazione se dovesse essere necessario (tutti i lavoratori sono attualmente in cassa), ma ha anche posto, al riguardo, un problema di sostenibilità economica ai sindacati facendo presente di essere già in credito verso l’Inps.

L’azienda sostiene che il comparto tessile-moda é segnato da un “cronico eccesso di offerta, dalla guerra dei prezzi, scatenata dalla filiera asiatica, dalla generalizzata riduzione dei consumi e dalla crisi subita da una parte importante degli operatori del settore abbigliamento”. Sull’insieme, rileva ancora il gruppo Albini, si è poi innestata la pandemia. Per i sindacati, Albini è un ulteriore punto di crisi del Tarantino, realtà che insieme alla consolidata vicenda ArcelorMittal, ex Ilva, vede ora aprirsi  nuovi “focolai” in vari settori produttivi, dal l’indotto appalto siderurgico all’aerospazio con Leonardo, stabilimento di Grottaglie. Albini era arrivato nel Tarantino negli anni 2000 col sostegno dei finanziamenti pubblici della legge 181 del 1989 relativa alla reindustrializzazione delle aree di crisi siderurgica. Gli stessi incentivi che prima di  Albini aveva preso un altro gruppo tessile, Miroglio di Alba, che aveva aperto nel Tarantino due stabilimenti a Ginosa e Castellaneta, chiusi entrambi dopo alcuni anni. Per gli ex Miroglio, però, si è aperta una prospettiva di riconversione. Gli addetti di Ginosa, infatti, sono stati in parte riassorbiti (un centinaio) da una nuova azienda, la Ecologistic, che opera nel settore delle plastiche e che a valle dell’attivazione di una nuova linea di polimerizzazione, ha di recente annunciato altre 13 assunzioni, spalmate nell’arco di poco più di un anno. Per gli addetti ex Miroglio di Castellaneta, invece, si attende che si avvi il progetto Agromed nell’ortofrutta. Previste 28 assunzioni dal bacino ex Miroglio. Agromed, che è una società della Camera di Commercio di Taranto, ha in dotazione un finanziamento di 11 milioni per l’investimento, riassegnato a novembre 2019 dal Cipe. Per il personale di Albini, invece, al momento non si intravvede nulla e questo preoccupa i sindacati, come è stato ribadito oggi, che nella dismissione del sito di Mottola vedono un ulteriore impoverimento della filiera tessile del Tarantino. (AGI)

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