A TARANTO L’ECCELLENZA DEI TEATRI PER LA SALUTE MENTALE

La regista e attrice Maria Elena Leone racconta il metodo e i successi della compagnia Teatro del Mare, di cui fanno parte i membri del Centro Diurno socio-educativo Maria D'Enghien
di MARA VENUTO

“A quarant’anni dalla Legge Basaglia, finalmente si parla di persone e non di malati. Sforzandosi di guardare la sofferenza con occhi diversi e lavorando sulle peculiarità di ciascuno la bellezza può emergere oltre lo stigma e la paura”. Con queste parole la regista e attrice tarantina MariaElena Leone ha voluto commentare la sua partecipazione, a Bologna, al convegno nazionale I Teatri della salute mentale: sul palco con Basaglia dopo quaranta anni, di cui è stata protagonista assieme ai membri del Centro Diurno Maria D’Enghien di Taranto, che attualmente compongono la compagnia Teatro del Mare da lei fondata nel 2001.

Il lavoro svolto negli ultimi sette anni da MariaElena Leone ha consentito di raggiungere esiti artistici, oltre che psico-educativi, ritenuti esemplari anche in regioni d’Italia storicamente all’avanguardia nelle politiche di inclusione, come l’Emilia-Romagna o il Friuli Venezia Giulia, e ciò ha motivato l’inserimento a pieno titolo della realtà tarantina fra le eccellenze dei teatri per la salute mentale in Italia.

<<Ricordo come se fosse oggi il commento di uno degli spettatori al termine di un nostro spettacolo>> – racconta Leone – <<“Sembrano persone normali”… La mia reazione istintiva a quelle parole fu di ribellione interiore, di rivendicazione dei diritti dei miei attori in quanto tali, ma poi, riflettendoci, mi resi conto che quella osservazione nascondeva un messaggio molto più importante, ossia che quaranta minuti di spettacolo erano stati sufficienti per trasformare dei “malati” in persone. Tutto questo perché il teatro ha il potere di cambiare lo sguardo non solo di chi recita, ma anche di chi ne fruisce>>.

Dal 26 e al 28 maggio, la compagnia Teatro del Mare ha portato oltre i confini regionali la forza trasformativa del suo progetto teatrale, esibendosi a Bologna e anche a Foligno, all’interno della rassegna di arti varie L’Altra Mente Festival, organizzata con la finalità di esplorare le potenzialità della sofferenza psichica non più intesa come deficit, ma come sfida umana e culturale per la società contemporanea.

<<I cosiddetti “normali” faticano a vedere la sofferenza nel corpo dell’altro, perché i segni del dolore tendiamo tutti a nasconderli, il dolore non si deve vedere, c’è una censura>> prosegue la regista e attrice tarantina. <<Nei centri diurni, invece, e nei nostri spettacoli, il dolore viene vissuto, donato. Il teatro libera, senza cancellare la sofferenza ma dandole una forma. Nel teatro si gioca senza maschere, a volti nudi, è uno degli ultimi spazi rimasti in cui è possibile guardare qualcuno negli occhi, e in cui le differenze diventano una risorsa espressiva essenziale>>.

Attrice, autrice, regista e insegnante di teatro dal 1999, MariaElena Leone si è formata presso la Scuola europea di teatro e cinema Comuna Baires di Milano, con il maestro Renzo Casali che introdusse negli anni ’70 in Italia il Metodo Stanislavskij. Fra  i suoi maestri annovera anche Daniele Finzi Pasca (Miglior Regista alla Drama Desk Award di New York) e Maria Bonzanigo, ideatori, coautori e registi di lavori teatrali del Cirque du Soleil. Nonostante una carriera costellata di esperienze di respiro internazionale, Leone non indulge in alcuna forma di auto-compiacimento, al contrario riporta costantemente l’attenzione sulle persone che, ormai da sette anni, fanno parte della sua vita artistica e non solo: <<Il successo di Teatro del Mare appartiene a tutti coloro che ci hanno creduto e lo hanno sostenuto sin dall’inizio, penso alla Cooperativa SERIANA 2000 di Cesenatico che gestisce il Centro Diurno Maria D’Enghien, e alla Dott.ssa Maria Nacci, che dirige il Dipartimento di Salute mentale di Taranto, con cui stiamo elaborando il progetto ambizioso di un Festival dei teatri della salute mentale organizzato proprio nella nostra città. Ma Teatro del Mare è soprattutto l’anima di coloro che ne fanno parte: Elisa Felicetti, Elvira Cerino, Carlo Felicetti, Luca De Giorgio, Vincenzo Aversa, Massimiliano Albano, Cinzia Loglisci, compagni preziosi di palcoscenico e di vita. Il nostro sogno è una compagnia stabile che possa girare l’Italia: le premesse ci sono tutte, ma bisogna continuare a lavorare in sinergia con le istituzioni>>.

Nel teatro di MariaElena Leone la diversità si traduce in peculiarità, la fatica in sforzo trasformativo, il dolore in ricchezza, la paura in opportunità per guardarsi dentro e aprirsi a nuovi modi di pensare e vivere. Sul palco, la forza scenica degli interpreti è tutta nei volti nudi, nelle parole scavate nella verità di se stessi, nei corpi segnati dalla sofferenza che emergono immensi dal buio.

<<Quando entro in contatto con i miei attori non parto dal presupposto che abbiano difficoltà, piuttosto guardo i loro occhi, cerco la loro bellezza, penso alla specificità di ciascuno che, assieme a quella degli altri, crea un’armonia magnifica, unica. Il teatro non ha bisogno di oratori con la dizione perfetta, non ha bisogno di corpi scolpiti o volti perfetti, il teatro ha bisogno solo di verità. Giorno dopo giorno, ognuno dei partecipanti comincia a prendere contatto con la propria bellezza e unicità, scoprendo l’urgenza di mostrare quella ricchezza, trovando dentro di sé il coraggio di sognare e osare, non solo sul palco ma anche nella vita di tutti i giorni. Dietro questo miracolo c’è il teatro>> – conclude Leone – <<che è un atto di coscienza per riscoprire se stessi, tornando finalmente liberi>>.

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