SERVIZI IDRICI E AMBIENTALI: PROPOSTE DI SVILUPPO

"Rapporto" Svimez e Utilitatis: più investimenti in una logica industriale

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Nel Mezzogiorno gli investimenti rappresentano un’opportunità per creare valore superiore ad altre aree del territorio nazionale, anche in termini più che proporzionali all’investimento stesso e possono contribuire in misura significativa a colmare il divario tra Nord e Sud nei servizi di pubblica utilità. Secondo le ricerche commissionate da Utilitalia (la federazione delle imprese idriche, energetiche e ambientali) a SVIMEZ e alla Fondazione Utilitatis, nel 2016 il comparto dei servizi di pubblica utilità ha generato un valore della produzione di oltre 4 miliardi di euro (l’1,1% del PIL del Mezzogiorno), realizzato investimenti pari a mezzo miliardo di euro e impiegato oltre 25 mila addetti. Eppure, se si realizzasse un miliardo di euro di investimenti aggiuntivi nel settore delle utilities (il doppio di quanto realizzato nel 2016), verrebbero generati nelle 8 Regioni del Sud e Isole (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) un incremento di produzione permanente di 900 milioni di euro, con un PIL aggiuntivo di mezzo miliardo e 11.000 nuovi posti di lavoro. Ma vi è di più. In un’ottica temporale pluriennale, un investimento aggiuntivo di 5 miliardi determinerebbe effetti più che proporzionali rispetto a quelli prodotti con l’investimento di un solo miliardo, riducendo significativamente il gap con il Nord.

Le dispersioni idriche raggiungono la quota del 51% al Sud, a fronte di una media nazionale del 41%: sono necessari massicci programmi di investimenti infrastrutturali, mentre da punto di vista organizzativo e gestionale è opportuna una normazione regionale ispirata ai principi dell’aggregazione, per superare le frammentazioni del servizio in una logica industriale. Analoghe problematiche, d’altronde, si registrano sul fronte dei servizi ambientali, con una percentuale di raccolta differenziata ferma al 42% (20 punti percentuali in meno rispetto al Nord), un eccessivo ricorso alla discarica e una dotazione impiantistica ancora insufficiente.

Questi temi saranno al centro del Convegno “Servizi idrici e ambientali nel Mezzogiorno: proposte di sviluppo”, promosso da Utilitalia in collaborazione con SVIMEZ e la Fondazione Utilitatis, in programma il 4 febbraio a Bari nella Sala degli Affreschi dell’Università “Aldo Moro”.

Questo evento rappresenta un momento importante di approfondimento sullo stato dei servizi pubblici nel Mezzogiorno e un’occasione per stimolare la definizione delle possibili linee di azione – ha dichiarato il Presidente della Commissione Mezzogiorno di Utilitalia e Amministratore Delegato di Acquedotto Pugliese, Nicola De Sanctis (nella foto). Il Mezzogiorno rappresenta un valore per l’Italia. Ciascuno, secondo le proprie responsabilità e ruoli, ha il dovere di impegnarsi perché possa esprimere compiutamente tutte le sue potenzialità. In questo senso, la Commissione Mezzogiorno sta promuovendo concrete iniziative di collaborazione tra le aziende territoriali. Acquedotto Pugliese, realtà dinamica del Mezzogiorno, è pronta a mettere a disposizione il proprio know-how per lo sviluppo del territorio”.

In occasione dell’evento verranno presentati la ricerca di SVIMEZ sul ruolo dei servizi idrico-ambientali per lo sviluppo del Mezzogiorno e il “Rapporto Sud” curato dalla Fondazione Utilitatis. Sarà un momento di confronto particolarmente importante mentre è in discussione, nella Commissione Ambiente della Camera, la proposta di legge Daga che prevede un radicale riassetto dei servizi idrici; e in una fase in cui le norme europee impongono all’Italia di raggiungere in breve tempo target stringenti nel campo della gestione dei rifiuti. Parteciperanno infatti al Convegno, tra gli altri, il Sindaco di Bari e presidente dell’ANCI Antonio Decaro, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il Direttore di SVIMEZ Luca Bianchi e Giordano Colarullo, Direttore Generale di Utilitalia, la federazione delle aziende che forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione e i servizi ambientali al 55% dei cittadini.

 

 

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